Aretusa

Direttori: Francesco Flora, Fausto Nicolini, Carlo MuscettaScarica la copertina in formato .pdf
Anno primo: 1944
Mese primo: marzo-aprile
Anno ultimo: 1946
Mese ultimo: gennaio-febbraio
Periodicità: bimestrale poi mensile
N. fascicoli: 15

 

In collaborazione con la Biblioteca della Fondazione Carlo e Marise Bo di Urbino

Scheda a cura di Marcello Ciocchetti
Indici e immagini a cura di Irene Raffaelli

Il primo numero di «Aretusa» esce a Napoli per i tipi dell’editore Giuseppe Casella: reca la data «marzo-aprile 1944» e il sottotitolo ‘Rivista di varia letteratura’.

A dirigerla è Francesco Flora. Nell’articolo di presentazione, Agli scrittori e ai lettori, Flora definisce la sua creatura «una rivista che […] tenta di ritrovare quegli studi nei quali, secondo la parola di Dante, l’uomo si eterna»; nel prosieguo dell’articolo, dopo aver espresso un severo giudizio in merito alle «saturnie dottrine che prepararono il tradimento dell’uomo a se stesso, culminato nella guerra», Flora esorta a riprendere «nella sua purezza» la parola «umanesimo»; l’invito finale è rivolto agli uomini di cultura: «noi pensiamo che gli scrittori debbano unirsi in una associazione nazionale, se accettano questo solo ed essenziale programma: vigilare, di fronte alla pubblica opinione, a difesa della libertà, contro qualsiasi dittatura».

Nonostante questo suo esplicito rivolgersi agli «scrittori», Flora non chiuderà la rivista nell’ambito esclusivo degli studi letterari: sono lì a dimostrarlo gli articoli di argomento anche politico, storico o artistico ospitati da «Aretusa» fin dal suo primo fascicolo.

La direzione Flora – il quale verrà affiancato da Gabriele Baldini in veste di segretario di redazione – prosegue con i numeri 2 (maggio-giugno) e 3 (luglio-agosto). In questi primi fascicoli la rivista presenta una struttura regolare: i saggi più impegnativi e articolati sono posti in apertura (e le firme sono quelle di Benedetto Croce, Floriano del Secolo, Fausto Nicolini, Antonio Russi, Alberto Moravia, oltre naturalmente lo stesso Flora); segue la rubrica “Note e documenti”, che ospita riflessioni su argomenti di varia cultura e alcuni testi creativi (soprattutto poesie, ad esempio di Giorgio Bassani e Leonardo Sinisgalli, e altre in traduzione); a chiudere ogni fascicolo è “Rassegne”, rubrica di recensioni.

Dal numero 4 (settembre/ottobre 1944) a dirigere «Aretusa» subentra Fausto Nicolini. I motivi dell’avvicendamento ci restano oscuri: tuttavia Nicolini, anche per le note ragioni di affinità ideale con il suo predecessore, mantiene inalterato l’impianto della rivista, limitandosi a reclutare qualche nuovo collaboratore (Carlo Antoni, Pietro Paolo Trompeo, Corrado Alvaro). Nicolini firma da direttore anche il successivo fascicolo doppio (nn. 5/6, datato novembre 1944 - gennaio 1945).

La vera svolta matura comunque con il numero successivo, datato marzo 1945. «Aretusa» si trasferisce infatti da Napoli a Roma. A dirigere la rivista è ora Carlo Muscetta, affiancato da Libero Bigiaretti in qualità di segretario di redazione; il nuovo editore è De Luigi. Esternamente le variazioni sono poco significative: il formato è rimasto più o meno lo stesso – un modesto cm 13x20 – e anche la grafica sembra aver subìto appena lievi ritocchi; è cambiata però la periodicità, non più bimestrale – il nuovo sottotitolo è: ‘Rivista mensile’ – e di conseguenza si è ridotto il numero delle pagine complessive del singolo fascicolo – meno di 100, rispetto alle 120/130 della serie napoletana.

Le novità sostanziali della nuova serie di «Aretusa» sono comunque esposte dallo stesso Muscetta in una incisiva Presentazione: «Vorrei che questa rivista offrisse […] l’occasione agli uomini di cultura e ai letterati d’incontrarsi nel lavoro comune, col comune interesse civile di acquistare una coscienza della nostra società […] Incrostazioni accademiche e arcadiche, tradizionali ipocrisie vanno rimosse dal nostro costume»; Muscetta auspica una disamina critica del trascorso Ventennio, ma è convinto che a questo «lavoro di analisi spietata» l’uomo di cultura non potrà partecipare «se non abbandonando la superstite mentalità del chierico, isolato in una società che rifiuta di riconoscere per sua e di educare insieme con sé stesso»; la conclusione è che «l’utilità delle lettere non potrà mai essere effettiva, senza il più libero rapporto possibile tra lo scrittore e la società in cui egli vive».

Al di là delle attestazioni di stima e di affetto per Flora e Nicolini e di ammirazione per Croce, implicito nume ispiratore della «Aretusa» napoletana – e Muscetta non tralascia di rendere omaggio, nella suddetta Presentazione, alla «solitudine tremenda in cui è vissuto Croce» durante gli anni del fascismo –, il nuovo direttore cambia decisamente rotta e imprime alla rivista un taglio più militante. Elementi di continuità con la serie napoletana sono sicuramente ravvisabili, sia nei temi affrontati – che restano prevalentemente letterari – sia nei nomi di alcuni collaboratori (anche se Croce non si farà più vedere), ma è evidente che lo spirito della rivista è mutato: si registra una maggiore attenzione nei confronti dell’attualità politica e del dibattito storiografico; si dà ampio spazio a scritti di testimonianza; abbondano le annotazioni polemiche, concentrate nella rubrica “Intermezzo” ma soprattutto ne L’occhiale dell’Abate Blanès, probabile alter ego dello stesso Muscetta; la stessa rubrica delle “Recensioni” sembra farsi più attenta e aggiornata.

Tra i nuovi collaboratori della serie romana si segnalano Aurelio Roncaglia, Walter Binni, Aldo Garosci, Carlo Dionisotti; la schiera di poeti e narratori si arricchisce dei nomi di Natalia Ginzburg, Francesco Jovine, Michele Prisco, Bonaventura Tecchi, Cesare Pavese, Giorgio Caproni; troviamo anche Italo Calvino, praticamente all’esordio, con il racconto Angoscia (dicembre 1945). Tra i recensori più assidui da citare almeno Libero Bigiaretti, Tito Guerrini, Giorgio Bassani e Rosario Assunto.

Una iniziativa da ricordare è il Concorso per un racconto e per un saggio, bandito su «Aretusa» nell’aprile del 1945, che si concluse a fine anno con la proclamazione dei vincitori: per la “sezione racconto” la giuria composta da Alvaro, Bigiaretti, Jovine, Piccone Stella e Tecchi assegnò il primo premio di Lire 10.000 a Il labirinto di Giorgio Caproni, il secondo a I morti moriranno di Michele Prisco, il terzo a Il signor Levi va in America di Roberto Ulciner; per la “sezione saggio” la giuria composta da Calosso, Garosci, Morra, Muscetta e Vecchietti incoronò Poetica e poesia di Guido Cavalcanti di Carlo Salinari, che si impose su Serra e la letteratura come vita di Domenico Pesce. I testi dei cinque autori vennero pubblicati nel numero di gennaio-febbraio 1946.

«Aretusa», come del resto buona parte delle riviste dell’epoca, interruppe le pubblicazioni senza preavviso e senza un commiato ufficiale dai propri lettori. L’intenzione dichiarata dai responsabili della rivista era, anzi, quella di continuare: l’ultimo fascicolo del 1945, uscito presumibilmente alla fine di gennaio del 1946, recava infatti il seguente avviso: «Il ritardo di questo numero è dovuto allo sciopero dei tipografi e alle limitazioni di lavoro imposte dalla insufficiente fornitura di energia elettrica. Entro marzo sarà posto in vendita il fascicolo doppio gennaio-febbraio e, successivamente, quello marzo-aprile, in modo da riprendere la regolare pubblicazione della rivista». In realtà «Aretusa» riuscirà a mandare in stampa solo il primo dei fascicoli doppi preannunciati.
 

bibliografia

  • Cavalluzzi R., (a cura di), «Aretusa». Prima rivista dell'Italia liberata. Seconda serie: 1945-1946, Bari, Palomar, 2001
  • Cavalluzzi R., «Aretusa» e la nuova letteratura, «Rivista di letteratura italiana», n. 3 (2004), pp. 109-113 
  • Della Terza D., Tra Napoli e Roma: «Aretusa» e «Mercurio», due riviste dell'Italia del dopoguerra, «Filologia e Critica», n. 2-3 (1995), pp. 559-576
  • Mondello E., Gli anni delle riviste. Le riviste letterarie dal 1945 agli anni ottanta, Lecce, Micella, 1985 [scheda alle pp. 82-83]