Maestrale

Scarica la copertina in formato .pdfDirettori: Adriano Grande, Giuseppe Agnino, Luigi Volpicelli
Anno primo: 1940
Mese primo: giugno
Anno ultimo: 1943
Mese ultimo: gennaio-marzo
Periodicità: quindicinale
N. fascicoli: 28

 

 

Scheda e indici a cura di Francesca Rocchetti

«Maestrale» appare a Roma all’inizio di giugno del 1940 per iniziativa, pressoché individuale, di Adriano Grande – che nel 1931 aveva ideato e fondato la rivista «Circoli» –, di sua moglie e di un ristretto gruppo di amici. Il poeta Grande è affiancato dai condirettori Giuseppe Agnino e Luigi Volpicelli (già direttore di «Civiltà fascista»). Questa gestione di tipo artigianale non impedisce alla rivista di conservare abbastanza regolarmente la sua scadenza mensile e di risultare tipograficamente ben curata.

Il periodico è stampato dallo Stabilimento Grafico Tiberino di Roma, la direzione e l’amministrazione si trovano a Roma in via Antonio Musa 32; un fascicolo costa Lire 6 in Italia e Lire 12 all’estero; l’abbonamento annuo ammonta a Lire 60 in Italia e Lire 120 all’estero. Il numero di pagine si aggira attorno alle 80, per poi passare alle 50 nell’agosto 1941, fino a ridursi alle 40 nel febbraio 1942. Complessivamente vengono pubblicati 28 fascicoli (l’ultimo esce a fine agosto 1943), di cui 4 doppi e 2 tripli.

La redazione è composta da intellettuali saldamente legati al fascismo; ciononostante, la rivista, il cui titolo vuole significare una ventata d’aria fresca e di novità all’interno di una realtà letteraria immobile e spesso manipolata dal regime, indica ai futuri collaboratori un programma immune da ingerenze politiche e non distante dai proposti che, circa dieci anni prima, erano stati espressi sulla pagine di «Circoli». Nell’articolo di apertura, anonimo ma probabilmente redatto dallo stesso Grande, si legge che il programma della rivista «sarà svolto con la maggiore attenzione a tutte le più valide manifestazioni italiane e straniere, ma soprattutto italiane, della cultura e dell’arte, al di fuori di ogni questione di cenacolo. I gruppi e le tendenze hanno una funzione aprioristica, utilissima alla gestazione del fenomeno artistico: ma in questo momento, con la tempesta che sconvolge il mondo, gruppi e tendenze particolari appaiono forzatamente cose di poco conto. […] Nel suo atteggiamento critico e in quello antologico questa, dunque, sarà una rivista “di punta”: e la sua esistenza si rivelerà tanto più necessaria […] come più riuscirà a convincere che è urgente sceverare, sulla scorta del gusto e della cultura viva e attuale, quanto c’è di buono e duraturo e quanto invece di inutile e di fallacemente sostenuto nella inflazione letteraria a cui stiamo da qualche tempo assistendo».

Il primo numero dedica un buon numero di pagine alla poesia di autori celebri (Curzio Malaparte e Filippo De Pisis) e di altri più giovani e meno affermati. Presenta varie rubriche che toccano diversi aspetti della cultura: “Cronache letterarie”, “Cronache teatrali”, “Cronache politiche”, “Rosa dei venti”. A partire dal n. 5 (ottobre 1940) Antonio Pescarzoli avrà il compito di aprire ogni nuovo quaderno con un ampio articolo politico, di volta in volta suggerito dall’andamento della guerra e ricco di ironiche invettive contro gli avversari. Dal settembre 1941 l’articolo politico di apertura verrà soppresso e la rivista riuscirà ad acquistare quasi integralmente quella caratteristica di «rivista di poesia e cultura» che Grande aveva precisato nel sottotitolo e auspicato al momento della sua fondazione.

Con il n. 2 di febbraio 1942 un certo Aristarco inizia a firmare i corsivi della rubrica “Arsenale” nella quale non mancano le prese di posizione, anche fortemente polemiche, nei confronti del regime e della sua politica culturale. Contemporaneamente, le pagine di «Maestrale» registrano una fitta collaborazione di scrittori e critici notoriamente avversi al regime (Fabrizio Onofri, Walter Binni, Vito Pandolfi, Raffaello Ramat) e appaiono regolarmente contributi che non fanno certo propaganda ma esprimono opinioni contrarie a chi detiene il potere e impone la guerra. Il ricco elenco di collaboratori che compare in quarta di copertina sul primo fascicolo (e si ripete sui successivi) riporta i nomi di Barile, Bianchi, Beccaria, Carli, Descalzo, De Pisis, De Libero, Gatto, Grandi, Giani, Hess, Malaparte, Ortolani, Pavolini, Penna, Prampolini, Quasimodo, Sinisgalli, Solmi e Ungaretti.

Come già in «Circoli» anche in «Maestrale» è la poesia ad assumere un ruolo predominante: la rassegna ospita sulle sue pagine versi di autori tra i più importanti del Novecento e tra questi occorre segnalare le sette liriche di Saba (Colombi, Da quando, La banda, C’era, Notte d’estate, Dall’erta, Prospettiva) che, pubblicate in tre riprese tra il giugno 1941 e il dicembre 1942, confluiranno poi nella raccolta Ultime cose. Altri poeti di cui si possono leggere le opere sono Alfonso Gatto, Salvatore Quasimodo, Giorgio Caprini, Angelo Barile, Libero de Libero, Sandro Penna, Libero Bigiaretti, Giovanni Descalzo, Corrado Pavolini, Giovanni Titta Rosa.

Quanto ai poeti stranieri (tedeschi, inglesi, spagnoli, giapponesi, ungheresi, cechi, rumeni, serbi, bulgari), tra i numerosi presentati da «Maestrale» il nome più interessante è quello di Pablo Neruda del quale vengono proposti, nella traduzione di Giacinto Spagnoletti, alcuni versi appartenenti alla raccolta Residencia en la tierra del 1933.

Sebbene la presenza dei prosatori sia numericamente inferiore rispetto a quella dei poeti, «Maestrale» ospita alcuni racconti, capitoli di romanzi, e prose liriche di gran qualità: Spiccioli di Sbarbaro, Appunti per un’autobiografia di Guglielmo Petroni, Massime di marinaio di Giani Stuparich, La Pasqua di Manlio Cancogni, Lettera per una ragazza militarista di Geno Pampaloni, Antologia del personaggio Callisto di Alessandro Bonsanti.

Oltre ai contributi in versi e in prosa, «Maestrale» comprende pregevoli articoli di saggistica, sia nel corpo della rivista vera e propria, sia nelle diverse rubriche di cronache. Emilio Cecchi pubblica una breve monografia su Tecchi e una sull’ultimo Moretti. R. Ramat firma un saggio su Petrarca; Gino Severini offre un ampio studio su Giotto e la pittura contemporanea. Notevoli sono anche i contributi delle giovani generazioni: fra questi ricordiamo Luciano Anceschi, Umbro Apollonio, Carlo Bo, Renato Giani, Ruggero Jacobbi, Oreste Macrì, Giancarlo Vigorelli.

 

 

bibliografia

De Nicola F., «Maestrale». Rivista di poesia e di cultura (1940-1943), «La Rassegna della letteratura italiana», n.3 (1984), pp.464-479