Poesia 1945-1948

Direttore: Enrico Falquiscarica la copertina in formato .pdf
Anno primo: 1945
Mese primo: gennaio
Anno ultimo: 1948
Mese ultimo: dicembre
Periodicità: trimestrale
N. fascicoli: 9

 

Scheda a cura di Francesca Rocchetti
Indici e immagini a cura di Franca Panizza

Rivista romana, ideata e diretta da Enrico Falqui, viene pubblicata dal gennaio 1945 al dicembre 1948 con il sottotitolo di ‘Quaderni internazionali’, in contemporanea con la speculare «Prosa», le cui pagine sono curate dalla scrittrice Gianna Manzini.

Esce trimestralmente, anche se la periodicità non sempre viene rispettata. Inizialmente è stampata dalle Nuove Edizioni Italiane, a cura di Giorgio De Fonseca; nel n. 3/4 del gennaio 1946 il lettore viene avvisato che «i quaderni di Poesia usciranno all’insegna mondadoriana della “Medusa”»: questo cambiamento è dettato probabilmente dalla necessità di rivolgersi a un pubblico più vasto. La direzione è in via Giulio Cesare 71, presso l’abitazione dello stesso Falqui. Fin dal primo numero, nella pagina iniziale, si sottolinea che «la collaborazione poetica è aperta a tutti».

I fascicoli della testata si configurano da subito come veri e propri volumi antologici: le pagine oscillano dalle 231 del primo numero alle oltre 400 dei successivi e questa particolarità, così come la mancanza di una redazione o l’assenza di certe sezioni tipiche delle riviste quali le rubriche destinate alle recensioni, contribuisce a differenziare profondamente «Poesia» dagli altri periodici pubblicati negli stessi anni.

Nell’articolo d’apertura si dichiara che l’intento della pubblicazione è di offrire ai lettori «esemplari della miglior produzione contemporanea, italiana e straniera; componimenti di altre età che sembri opportuno richiamare e nuovamente illustrare; e scritti critici e teorici intorno a determinati autori o a questioni tecniche». Il proposito di Falqui è quindi quello di proporre una produzione di alta qualità poetica, anche in lingua originale straniera affiancata dalla relativa traduzione, supportando tale operazione con una scelta oculata di testi teorici a sostegno della raffinata concezione poetica che la rivista si propone di diffondere.

In un periodo in cui l’attenzione di altri periodici è quasi interamente rivolta a un tipo di letteratura connotata dal forte impegno sociale, «Poesia» mette in atto un’impresa che può apparire azzardata o addirittura anacronistica. Falqui e i suoi collaboratori, infatti, credono fermamente che «proprio in un’epoca di angosce e disordine come questa, occorre attingere alle essenziali verità del sentimento e dell’intelligenza, là dove l’arte si manifesta e si afferma nei suoi valori più durevoli. E sarà la voce dei poeti a soccorrere, quale concreta manifestazione di fratellanza tra uomini di buona volontà».

Molti sono i poeti italiani, noti e meno noti, che fanno sentire la loro voce sulle pagine di «Poesia»: Jahier, Sbarbaro, Sereni, Tobino, Ungaretti, Penna, Saba, Montale, Quasimodo, Rebora, solo per citarne alcuni. Accanto ad essi troviamo le pregevoli pagine di Valéry su Mallarmé, articoli e traduzioni di autori come Gide, Heidegger, Miller, Elliot, saggi sulla poesia religiosa francese, sulla poesia inglese contemporanea, sulla poesia spirituale tedesca del Seicento, sul “Lamento funebre” nella poesia popolare italiana, su Marino e il Marinismo, sulla poesia crepuscolare, sul Dolce Stil Novo, e via dicendo. Alcuni giovani esponenti della critica letteraria (Noferi, Bigongiari, Parronchi) prendono in esame e analizzano in maniera originale ardui temi della nostra letteratura, quali, ad esempio, la storia dello stile petrarchesco o il significato della lirica italiana. Scorrendo gli indici di questi nove quaderni si percepisce la costante volontà della rivista di mostrare – come si legge in un articolo del marzo 1947 – «la continuità e la profondità del lavoro poetico, e le rispondenze riscontrabili da un secolo, da un Paese, da un autore all’altro».

Nel dicembre 1948 (anche se il fascicolo è datato 1947) esce l’ultimo numero di quello che indubbiamente si può considerare un corpus della poesia italiana e straniera, antica e moderna, «indispensabile ad ogni persona di spirito colto, di animo libero, che non si accontenti delle solite trattazioni scolastiche e accademiche».

 

bibliografia

Barbuto A., Una rivista d'autore: «Poesia» (1945-1948), Roma, Edizione dell'Ateneo, 1988