La tradotta

Direttore: Renato SimoniScarica la copertina in formato .pdf
Anno primo: 1918
Mese primo: marzo
Anno ultimo: 1919
Mese ultimo: luglio
Periodicità: settimanale, ma irregolare
N. fascicoli: 25

 

Scheda a cura di Ludovico Fiammozzi

Indici e immagini a cura di Franca Panizza

Il giornale di trincea «La Tradotta» presenta i risultati narrativi più interessanti all'interno del filone satirico-umoristico della stampa di guerra legata al primo conflitto mondiale. Il Servizio Propaganda dell’esercito italiano, in particolare dopo i fatti di Caporetto dell’ottobre 1917, comincia ad occuparsi dell’organizzazione e del coordinamento di fogli destinati alle truppe, contenenti brevi storielle comiche e vignette umoristiche. Questi fogli avevano un duplice scopo: distrarre i soldati, rallegrando la loro quotidianità fatta di privazione e di paure; diffondere precisi messaggi propagandistici.

«La Tradotta» è l’esempio più compiuto tra questi fogli di trincea. È un periodico illustrato e stampato a colori. Il primo numero esce il 21 marzo 1918, l’ultimo il 1º luglio 1919. La redazione aveva progettato un’uscita settimanale, ma la cadenza non è sempre stata rispettata. Si compone di un totale di venticinque numeri, a cui si aggiungono tre supplementi di quattro pagine ciascuno all’uscita n.18 del 15 ottobre 1918. Ogni numero è composto da otto pagine, ad eccezione del n.20, che presenta dodici pagine.

Ideatore della rivista è il colonnello Ercole Smaniotto, che affida la direzione al sottotenente Renato Simoni, noto critico teatrale del «Corriere della Sera». I più assidui collaboratori sono i pittori Enrico Sacchetti, Umberto Brunelleschi, Giuseppe Mazzoni, così come molto presenti sono Antonio Rubino e Arnaldo Fraccaroli, senza trascurare i contributi di Riccardo Gigante e Gino Calza Bini.

Quasi tutti i pezzi non hanno la firma dell’autore, mentre alcune rubriche sono collegate ad uno pseudonimo. È degno di nota il fatto che la maggior parte dei collaboratori de «La Tradotta» avesse già maturato esperienze in altri progetti editoriali. Antonio Rubino, ad esempio, era una firma nota del «Corriere dei Piccoli», testata per cui ha realizzato diverse storie legate al conflitto. Le tecniche di narrazione usate per un pubblico di bambini e giovani adolescenti si riverberano anche nelle vignette presenti nel foglio di trincea, poiché i soldati erano spesso sottoposti, almeno nelle idee degli artefici della propaganda, a processi di infantilizzazione.

Il giornale è indirizzato a tutti i soldati, ma in particolare è espressione della Terza Armata, la sua sede è a Mogliano Veneto e viene stampato prima a Venezia, poi a Verona, infine a Reggio Emilia.       

Sfogliando le pagine de «La Tradotta» si nota come sottesi ad una comicità semplice, fatta di disegni caricaturali e di filastrocche, ci siano argomenti delicati e messaggi propagandistici. È chiaro ad esempio, come notato da Mario Isnenghi, che la rappresentazione grottesca del nemico tedesco e austriaco risponda alla volontà di instaurare un acceso odio nella mente dei soldati. A pagine 4 e 5 del n.3, ad esempio, si trovano i disegni di Antonio Rubino legati ai testi di Renato Simoni che rappresentano la storia intitolata La fabbrica dei Tedescotti, in cui viene narrato il buffo effetto che suscita sulla popolazione un bando imperiale tedesco che spinge le persone a procreare, allo scopo di irrobustire le file dell’esercito. Con una risata grassa e iperbolica viene trasmessa ai lettori l’idea di trovarsi dinanzi ad un nemico stupido, per certi versi inumano.

Molto interessanti sono anche le modalità con cui viene presentata la figura dell’imboscato. La rubrica che vede protagonista Bertoldo Ciucca, con immagini di Giuseppe Mazzoni e testi di Renato Simoni, è molto importante in tal senso. Compare cinque volte, sempre a pagina 8, nello specifico nei n.1, n.2, n.5, n.6, n.8. Bertoldo Ciucca è uno scienziato che cerca di inventare oggetti e stratagemmi avveniristici per stanare l’imboscato dal proprio ufficio, ma fallisce sempre l’obiettivo nonostante la straordinarietà dei mezzi utilizzati.

L’uso della comicità viene sfruttato dalla coppia Mazzoni-Simoni per mostrare una situazione fiabesca. Un inventore realizza macchinari incredibili, che riescono ad avere un impatto fortissimo sull’ambiente circostante ma che nulla possono contro la tenacia impassibile del loro bersaglio. È una situazione surreale che non punta alla verosimiglianza. Appunto l’obiettivo dello scienziato è l’elemento che dona storicità e innesta queste vignette apparentemente innocue nella situazione specifica di guerra. L’imboscato è una figura giovane, probabilmente abile alla guerra, ma che per qualche motivo non combatte e rimane impassibile a tutto ciò che gli succede. Quello che apparentemente si presenta come una forma comica fanciullesca nasconde in realtà una feroce satira.

Diverso e molto più positivo è il messaggio trasmesso nelle storie con protagonista Apollo Mari, disegni e testi di Antonio Rubino, comparso a pagina 5 del n.5 e a pagina 8 del n.9. Apollo Mari è un commerciante troppo vecchio per andare in trincea. Rimasto nelle retrovie a portare avanti i propri affari, Apollo Mari dovrà affrontare un mondo quasi esclusivamente popolato da donne che ignorano qualsiasi sua richiesta d’aiuto. La popolazione è infatti talmente attiva nell’aiuto per il fronte da non avere tempo per i piccoli ostacoli che si presentano nella quotidianità dell’inetto commerciante (es. un bottone saltato del panciotto colorato). La situazione rispetto al personaggio di Mazzoni-Simoni è ribaltata. Se Bertoldo Ciucca  mostra il lato più oscuro delle retrovie, la storia di Apollo Mari rappresenta il lato più virtuoso, ossia la mobilitazione del popolo consapevole dell’importanza del conflitto e pronto a dare un aiuto in tutti i modi, con un’unica eccezione la cui goffaggine viene derisa con bonaria e innocua comicità.

La rappresentazione del nemico e la raffigurazione del mondo degli imboscati e delle retrovie sono due esempi che illustrano come «La Tradotta» riesca a nascondere, dietro una narrazione con apparente scopo d’evasione, la diffusione di significati complessi e stratificati. Tante sono le implicazioni e gli argomenti legati alle pagine di questo foglio di trincea: i messaggi della propaganda e la sua volontà di costruire una didattica di massa; la concezione e il ruolo della donna in guerra; la cultura figurativa nella stampa legata al conflitto; l’approccio a temi sensibili, come la riabilitazione e la rieducazione del soldato a guerra terminata. Tutti territori di ricerca ancora in larga parte inesplorati e che possono trovare, nelle pagine de «La Tradotta» qui digitalizzate, un fecondo materiale di indagine.

 

bibliografia

  • Bartoccini F., I giornali di trincea, in Da Vittorio Veneto a Caporetto, Trento, Saturnia, 1970, pp. 113-142
  • Dan M. M. - Porcedda D. (a cura di), L’arma della persuasione. Parole ed Immagini di Propaganda della Grande Guerra, Gorizia, Edizioni della Laguna & Cooperativa Mitt, 1991
  • Faeti A., Guardare le figure. Gli illustratori italiani dei libri per l’infanzia, Torino, Einaudi, 1972, pp. 215-40
  • Gibelli A., Il popolo bambino. Infanzia e nazione dalla Grande Guerra a Salò, Torino, Einaudi, 2005
  • Isnenghi M., Giornali di trincea 1915-1918, Torino, Einaudi, 1977
  • Loparco F., I bambini e la guerra. Il Corriere dei Piccoli e il primo conflitto mondiale (1915-1918), Firenze, Nerbini, 2011
  • Zamorani M., I giornali del fronte, «Il Secolo XIX», (28 ottobre 2007), p. 29