L'Atelier du Roman

scarica la copertina in formato .pdfDirettore: Lakis Proguidis
Anno primo: 1993
Mese primo: novembre
Anno ultimo: in corso
Mese ultimo: in corso
Periodicità: trimestrale 

 

Scheda e immagini a cura di Francesca Lorandini

«L’Atelier du Roman» nasce nell’alveo del seminario sul romanzo centroeuropeo tenuto da Milan Kundera all’École des hautes études en sciences sociales (EHESS) di Parigi dal 1980 al 1994, dal desiderio di alcuni partecipanti di sostenere e diffondere la stessa idea di letteratura. Diretta fin dal primo numero del 1993 da Lakis Proguidis, «L’Atelier du Roman» vuole dare spazio a un discorso critico svincolato dall’attualità editoriale e dai gerghi specialistici, per riflettere sulla scrittura romanzesca in una prospettiva sovranazionale.
L’«atelier» che dà il titolo alla rivista ha metaforicamente le stesse valenze che può avere per gli artisti: una bottega, un laboratorio in cui discutere e confrontarsi sul romanzo, inteso come una vera e propria arte, e sulla critica, intesa come una pratica necessaria alla sua esistenza, in linea con l’insegnamento kunderiano. «L’Atelier du Roman» vuole essere la versione cartacea di un caffè letterario, un luogo, cioè, in cui romanzieri possano incontrare altri romanzieri e appassionati di romanzi per chiacchierare e riflettere liberamente sul proprio lavoro. A questo spirito conviviale si affianca la volontà di costruire uno spazio di scambio intellettuale partitario animato dai valori dell’Europa umanistica, in polemica con le azioni delle forze politiche dell’Europa reale. 
Benché i nomi delle diverse sezioni che compongono la rivista siano cambiati nel corso degli anni, il progetto presentato nell’introduzione del primo numero è rimasto sostanzialmente immutato: «concentrarsi su un romanziere in particolare; presentare criticamente alcuni romanzi nuovi; parlare di problemi direttamente legati alla vita del romanzo; riflettere sullo stato della critica».
«L’Atelier du Roman» ha cadenza trimestrale e ogni numero comprende una sezione monografica dedicata a un romanziere o a una questione letteraria, una serie di articoli su romanzi di uscita più o meno recente e diverse rubriche a tema letterario, di critica sociale e di costume. Percorrendo i dossier monografici di più di vent’anni di attività si profila così un canone in continua elaborazione: Hermann Broch, Witold Gombrowicz, Ernesto Sabato, François Rabelais, Jean Giono, Danilo Kiš, Choderlos de Laclos, Marcel Aymé, Robert Walser, Anatole France, Italo Svevo, Dezső Kosztolányi, Alexandros Papadiamantis, Saul Bellow, Augusto Roa Bastos, Robert Musil, Jacques Audiberti, Curzio Malaparte, Michel Déon, Jacques Ferron, Philippe Muray, Kenzaburō Ōe, Michail Bulgakov, G. K. Chesterton, Pierre Jean Jouve, Henry de Montherlant, Albert Cohen, Gabrielle Roy, Jacques Laurent, Boris Vian, Ivo Andrić, Fernando Arrabal, Romain Gary, Benoît Duteurtre, Halldór Laxness, Georges Perec, Anna Maria Ortese, Alfred Döblin, Charles Dickens, Morgan Sportès, Leonardo Sciascia. Alcuni dossier monografici sono dedicati a un romanzo o a un saggio critico (On Ferme di Philippe Muray, Menzogna romantica e verità romanzesca de René Girard, Pastorale americana di Philip Roth, Anielka e La Grande Intrigue di François Taillandier, La Génération lyrique di François Ricard, Le Voyage en France di Benoît Duteurtre, Tworki di Marek Bieńczyk, L'ultima tentazione di Cristo di Nikos Kazantzakis, Rosie Carpe di Marie NDiaye, Comme un bruit d’abeilles di Mohammed Dib, Le Dicôlon di Yannis Kiourtsakis, Un écrivain, un vrai di Pia Petersen, America di Kafka e La festa dell’insignificanza di Milan Kundera), altri alle sorti del romanzo in certe aree geografiche (Francia, Portogallo, Irlanda, America Latina, Romania, Africa), altri ancora a questioni sociologiche, estetiche e culturali che si intrecciano con la storia del romanzo (romanzo e globalizzazione, personaggio romanzesco e personaggio teatrale, le riviste letterarie, l’industria letteraria e la creazione, il romanzo al tempo dell’onnipresenza dell’immagine, romanzo e storia, romanzo e saggio, romanzo e filosofia, romanzo e poesia, la lingua francese). Quattro numeri sono espressamente dedicati alla critica letteraria; la traduzione e lo stile sono argomenti di discussione che ritornano con particolare insistenza. 
Sulle pagine dell’«Atelier du Roman» si sono alternate le voci di romanzieri e saggisti già molto noti (come Fernando Arrabal, Michel Déon, Milan Kundera, Claudio Magris, Philip Roth, José Saramago) e quelle di scrittori destinati ad avere un grande successo in anni successivi alla loro collaborazione con la rivista (come ad esempio Emmanuel Carrère e Michel Houellebecq). Nel corso degli anni Novanta «L’Atelier du Roman» è stata un luogo di incontro per i rappresentanti della narrativa «neo-balzacchiana» francese (la definizione è di Frédéric Beigbeder) ed ha accompagnato da vicino il percorso letterario di Philippe Muray, Benoît Duteurtre e François Taillandier. La rubrica À la une è stata affidata ad alcuni dei collaboratori più stretti della rivista (tra i primi François Taillandier, François Ricard, Marek Bieńczyk, Massimo Rizzante, Benoît Duteurtre, Bruno Maillé, Fernando Arrabal, a cui si sono aggiunti Michel Host, Michel Desgranges, Simon Leys,  Philippe Dracodaïdis, André Major, Alain Absire, Yannis Kiourtsakis, Isabelle Daunais, Boniface Mongo-Mboussa, Yves Lepesqueur, Fanny Taillandier, Olivier Maulin, Yannick Roy, Théo Ananissoh, Trevor Cribben Merrill). Dal numero 12 al numero 40 la sezione Notes pour un trimestre ha accolto appunti e frammenti di importanti scrittori e critici francofoni. 
Lo spirito della rivista può essere definito con quattro le parole-chiave: cosmopolitismo (dei collaboratori, della visione sovranazionale del romanzo che viene veicolata), libertà (da obblighi commerciali e accademici), inattualità (lo svincolarsi dai ritmi dettati dall’editoria francese e dai fenomeni di moda, la riscoperta o la rivalutazione di autori dimenticati), lingua francese (di una critica letteraria intesa come arte della conversazione). 
«L’Atelier du Roman» ha avuto diversi editori (Les Belles Lettres, Flammarion, Boréal) e attualmente è pubblicata da Pierre-Guillaume de Roux. Dal 1999 «L’Atelier du Roman» organizza un simposio annuale aperto al pubblico, in cui intervengono amici e collaboratori: dopo 14 edizioni in Grecia (1999-2012), dal 2014 ha preso il nome di «Rencontre de Thélème», in omaggio a François Rabelais, e si tiene all’Abbaye de Seuilly, vicino a Chinon.