Corrente di vita giovanile

Direttori: Nicola Moneta, Ernesto TreccaniScarica la copertina in formato .pdf
Anno primo: 1938
Mese primo: gennaio
Anno ultimo: 1940
Mese ultimo: maggio
Periodicità: quindicinale
N. fascicoli: 53

 

Scheda a cura di Corrado Donati
Indici a cura di Manuela Chiogna

Il primo numero di «Vita Giovanile» fu pubblicato, come «periodico mensile di letteratura, arte e politica», il 1 gennaio 1938 a Milano, presso l’industria grafica Moneta, in via Marco Aurelio 6. Fondatore ne fu Ernesto Treccani il quale svolgeva anche le funzioni di vicedirettore mentre la direzione era affidata a Nicola Moneta; redattore capo era Antonio Bruni.

Dal 15 aprile 1938 il comitato di redazione veniva però così modificato: direttore, Ernesto Treccani; condirettore responsabile, Nicola Moneta; redattore capo, Antonio Bruni; redattori, Raffaele De Grada, Vittorio Sereni, Dino Del Bo. Solo nel dicembre del 1938 entrò a far parte della redazione anche Alberto Lattuada.

Con il numero 2 del 31 gennaio 1939 Antonio Bruni passava a redattore capo e responsabile mentre daI 15 settembre 1939 Vittorio Sereni lasciava il suo posto di redattore a Giansiro Ferrata. Infine nel maggio del 1940 Dino Del Bo abbandonava la redazione e Antonio Bruni veniva richiamato alle armi.

La testata della rivista subì nel tempo alcune modifiche. A partire dal 31 marzo 1938 vennero eliminati i fasci stilizzati entro cui era contenuto il titolo «Vita Giovanile» e dal 15 ottobre 1938 il giornale mutò in «Corrente di Vita Giovanile», con la soppressione della scritta mussoliniana che precedentemente era riportata sulla sinistra della testata: «Noi vogliamo che i giovani raccolgano la nostra fiaccola». Infine dal numero 4 del 28 febbraio 1939 la dicitura «Vita Giovanile» diveniva quasi illeggibile (sopprimerla equivaleva a riaprire una elaborata procedura per la richiesta di una nuova testata) e la titolazione «Corrente» veniva stampigliata su banda gialla e, più tardi, a colori alterni.

Assunta una periodicità quindicinale fin dal secondo numero, la rivista dal 15 marzo 1938 acquistò una ampiezza di 6 pagine ma durante la seconda annata il numero delle pagine oscillò tra le 4 e le 12.

Il numero 6 del 31 marzo 1939 e il numero 22 del 15 dicembre 1939 furono esclusivamente numeri-catalogo delle mostre d’arte organizzate dai redattori di «Corrente» mentre il numero 11 del 15 giugno 1939 fu interamente dedicato alla poesia.

Il numero del 31 maggio 1940, l’ultimo della rivista, era il decimo dell’annata ma per un mero errore tecnico figura come nono.

(Scheda tratta da Alfredo Luzi, a cura di, «Corrente di vita giovanile» (1938-1940), Indici ragionati dei periodici letterari europei, Roma, Ateneo, 1975, pp. 95-96).

Se al suo esordio la rivista aggrega un gruppo di giovani intellettuali quasi esclusivamente milanesi, per lo più appartenenti al mondo universitario, fin dall’aprile del 1938 essa assume un carattere nazionale, divenendo un organo in cui si riconoscono numerosi scrittori, poeti, cineasti, pittori e musicologi (tra i collaboratori, oltre ai membri della redazione, vanno ricordati Anceschi, Bini, Comencini, Macrì, Paci…) che si sentono estranei al clima di altre riviste dei GUF fin troppo allineate alla cultura del regime fascista.

«Corrente» appartiene dunque alla cosiddette riviste di “fronda”, proponendo una critica di carattere politico-culturale al regime fascista, sia pure nei modi e nei limiti consentiti dalla censura. Del resto, la chiusura del periodico avviene per disposizione dello stesso Mussolini alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia, nel giugno del 1940 (l’ultimo fascicolo è infatti del maggio precedente). Il lavoro di coordinamento e animazione del gruppo svolto dal giovane Treccani porta la rivista a spaziare in modo molto ampio su tutti i campi della politica e della cultura contemporanee, sempre con un occhio rivolto a quanto di nuovo l’Italia di allora sapeva esprimere tanto nel settore della poesia come in quelli del cinema, della filosofia, della musica e della pittura (si pensi alle mostre organizzate da «Corrente» in cui vennero esposte opere dei maggiori talenti italiani del Novecento, da Carrà a Martini, a Manzù, Cantatore, Tosi ecc.). Se quindi non mancano le prese di posizione sugli eventi più drammatici della politica imperialista del fascismo (dalla guerra di Spagna all’antisemitismo, alla conquista dell’Albania), il ruolo di maggior rottura con i canoni imposti dal regime consiste proprio nell’aver aperto le pagine del periodico a correnti e personaggi della cultura italiana non allineati. Vanno ricordati ad esempio gli articoli dedicati alla nuova poesia, con largo spazio riservato alla poesia ermetica, gli interventi di un filosofo come Antonio Banfi e dei suoi allievi (tra cui Paci e Anceschi) o quelli degli storicisti Bini e Ferrata.

In tal senso l’eterogeneità della rivista rispecchia il bisogno profondo di un impegno etico e civile a tutto campo, come un modo per sfuggire, attraverso la pluralità di interessi e di punti di vista, ai modelli monolitici imposti dalla cultura fascista.

 

bibliografia

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