Questo e Altro

Scarica la copertina in formato .pdfDirettori: Niccolò Gallo, Dante Isella, Geno Pampaloni, Vittorio Sereni
Anno primo: 1962
Mese primo: luglio
Anno ultimo: 1964
Mese ultimo: giugno
Periodicità: varia
N. fascicoli: 8

 

Scheda a cura di Paola Gaddo

La rivista «Questo e Altro» viene pubblicata a Milano con il sottotitolo ‘Rivista di letteratura’ e viene stampata presso l’editore Lampugnani Nigri dal luglio del 1962 al giugno del 1964, contemplando in tutto otto numeri.

I fascicoli vengono diretti da Niccolò Gallo, Dante Isella, Geno Pampaloni, Vittorio Sereni e riuniscono un gruppo di autori provenienti da differenti correnti ideologiche con il preciso intento di consentire lo svolgimento di un colloquio intellettuale libero, indipendente, spregiudicato. Tra i collaboratori della rivista spiccano, tra gli altri, i nomi di Umberto Eco, Giovanni Raboni, Carlo Bernari, Piero Bigongiari e Giansiro Ferrata, «libere coscienze» che intendono indagare i legami e le connessioni della letteratura con la realtà quotidiana, intavolando un dibattito che sia testimonianza di come il «Questo» letterario sia rapportabile all’«Altro».

Il titolo della pubblicazione allude al progetto dei collaboratori di offrire, attraverso la letteratura, uno strumento per avvicinarsi e dialogare con l’Altro. L’obiettivo è comprendere il confine che separa il mondo letterario da quello reale, un mondo, quest’ultimo, in continua trasformazione e perciò di difficile comprensione, in cui l’uomo riconosce con difficoltà l’“Altro” da sé e alimenta così le difficoltà e le incertezze di una società già in crisi, della sua politica e della sua produzione artistica.

Le pagine della rivista approfondiscono i rapporti tra cultura e industria, affrontano la concezione di cultura di massa e danno ampio spazio allo studio delle avanguardie, calando la figura dell’intellettuale nel vivere sociale e proponendolo come indagatore di soluzioni costruttive. Il confronto tra la nuova industria e la conseguente nuova verità sociale e il ruolo del letterato, legato alla sua posizione in una realtà di smarrimento, appare alla base delle discussioni presenti nel periodico, all’interno del quale si tenta di individuare un ordine superiore per superare lo stato di malessere. In quest’ottica si inserisce il discorso sulle avanguardie, individuate come possibile strumento per raggiungere un equilibrio costruito sulla libertà di interpretare il mondo, allontanando l’uomo da un sistema precostituito, alienante e per questo negativo.

Nell’affrontare la tematica che intreccia i rapporti tra uomo, arte e società, la rivista riflette inoltre sulla posizione da assegnare al critico letterario nel complesso sistema studiato. L’impianto sociologico in cui l’uomo si trova ad operare è soggetto a un continuo mutamento che di conseguenza mette in crisi puntualmente le teorie ormai accettate; Il venir meno dei vecchi canoni influenza anche la concezione dell’arte e il suo sviluppo così come il ruolo del critico, il quale, secondo le posizioni apparse sui fascicoli milanesi, deve informare il lettore, rendendolo protagonista del rinnovamento sociale e permettendogli di interagire in prima persona in qualità di diretto fruitore delle proposte presentate. Il critico, quindi, deve farsi tramite e porre il lettore in condizione di interpretare gli stimoli, creando le giuste premesse di una collaborazione proficua tra artista e pubblico, per arrivare a raggiungere una perfetta corrispondenza tra prodotto letterario e massa fruitrice.

Nonostante l’attenzione alla realtà dei primi anni Sessanta, la rivista non fa coincidere i suoi campi di indagine con  precise implicazioni politiche o prettamente sociologiche, ma si propone invece come libero spazio per delineare le caratteristiche della produzione artistica, sia essa poetica, narrativa o saggistica, e alimentare il dibatto su questi stessi temi. Nel contribuire a limitare la perdita di valore di una letteratura di consumo e nello sprovincializzare il fare artistico nazionale, la rivista offre spazio a prose e poesie di autori italiani e stranieri, per ravvivare ulteriormente la curiosità del lettore e cercare di fornire dei punti di riferimento nella multiforme situazione culturale del periodo.

Fondamentale in questo senso appare il forte interesse del periodico per i contributi delle letterature straniere, presentati in buone traduzioni di testi e saggi, alle quali si uniscono le prove di autori italiani quali Calvino, Adorno, Salinas, Delfini, Ramat, Barberi Squarotti, Debenedetti, Lukàcs, Guttuso, Cases. Fortini cura la rubrica “Cronache della vita breve”, mentre la sezione “Inventario” ospita gli interventi di Luzi, Bertolucci, Raboni, Zanzotto e Pasolini, i quali si presentano sulle pagine dei fascicoli nel doppio ruolo di poeti e saggisti. «Questo e Altro» appare quindi un interlocutore particolarmente attivo nella vivace discussione che si anima in quegli anni, apportando ulteriori punti di vista sulle problematiche culturali contemporanee e affiancando esperienze come il «verri» e il «Menabò».

 

bibliografia

  • Barbuto A., «Questo e Altro» e la ragione letteraria, «Sociologia della letteratura», n.4/5 (1979), pp.67-76 
  • Barbuto A. , «Questo e Altro» e la cosa letteraria, Roma, Edizioni dell'Ateneo & Bizzarri, 1980
  • Ghidetti E. - Luti G., Dizionario critico della letteratura italiana del Novecento, Roma, Editori Riuniti, 1997
  • Luti G. - Rossi P. , Le idee e le lettere, Milano, Longanesi, 1976
  • Mondello E., Gli anni delle riviste, Lecce, Milella, 1985