Il gioco degli opposti in Mozart e Salieri di Alberto Oliva e Mino Manni

Il gioco degli opposti in Mozart e Salieri di Alberto Oliva e Mino Mannidi Enrico Piergiacomi

Possono genio e malvagità convivere insieme, o scaturire l’uno dall’altro? La domanda costituisce il cuore concettuale dello spettacolo Mozart e Salieri di Alberto Oliva e Mino Manni, che adatta il dramma omonimo di Pushkin, dedicato alla storia del presunto avvelenamento di Mozart perpetrato dal suo rivale.

Tutto il lavoro è orientato a dare una risposta negativa, indagando sulla scena le psicologie molto diverse dei due artisti. La drammaturgia si avvale soprattutto di opposizioni. Laddove Salieri è un mediocre compositore, che è spinto ad agire da passioni negative (quali l’invidia o il desiderio di celebrità) e vuole sfidare dio con la sua musica, Mozart è un genio mosso sempre da generosità e amicizia verso gli altri, compreso il suo rivale, che compone per portare fedelmente a frutto l’ingegno che la divinità gli ha donato. L’assenza di talento dell’uno è causato dalla sua malvagità, e viceversa è la bontà che per-mette all’altro di creare dei capolavori musicali immortali. Gli attori cercano restituire questi due temperamenti con mezzi espressivi diversi, congegnati sempre nel rispetto di tale opposizione fondamentale. Se Mino Manni nei panni di Salieri recita sempre in maniera controllata, compiendo pochi movimenti e poche azioni fisiche, insomma restando centrato su di sé, Davide Lorenzo Palla interpreta un Mozart goffo e impacciato, che si avvale di tutto quello che ha a disposizione (corpo, voce, oggetti) per esprimere un’idea estetica che lo appassiona e lo muove. Sempre sul concetto di opposizione è basata anche la regia, che per esempio costruisce e alterna due specie opposte di scene: quelle in cui domina la parola, in cui i discorsi degli attori risuonano nel quasi completo silenzio, e quelle in cui domina la musica, dove invece gli attori agiscono restando muti. In aggiunta alla domanda-guida, lo spettacolo enuncia in chiusura anche una considerazione “filosofica” che illumina retrospettivamente la vicenda. Non importa che si cerchi di costruire opere immortali, o di distruggere gli ingegni che dio ha dato ad alcuni uomini: in entrambi i casi, non si potrà mai “essere” in senso pieno. La creazione e la distruzione sono due semplici modi per approssimarsi a questo ideale impossibile. L’affermazione offre un livello ulteriore di lettura dei comportamenti di Mozart e di Salieri, del buono/genio e del malvagio/mediocre. I due opposti sono in realtà un'unica e medesima cosa, poiché sono estrinsecazioni della comune ambizione umana di acquisire consistenza ontologica, senza mai raggiungerla totalmente.