Le "Costellazioni" di "Sosta Palmizi" e "I Nuovi Scalzi". Un universo da danzare

Costellazioni. Pronti, partenza... spazio!

una creazione di Savino Italiano, Olga Mascolo, Anna Moscatelli e Giorgio Rossi
ideazione coreografica e direzione artistica Giorgio Rossi
interpreti Savino Italiano, Olga Mascolo e Anna Moscatelli
disegno luci Andrea Margarolo
esecuzione tecnica Piermarco Lunghi, Tea Primiterra
oggetti di scena Bruno Soriato
produzione Associazione Sosta Palmizi e I Nuovi Scalzi
con il contributo di MiBACT, Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo/Direzione generale per lo spettacolo dal vivo; Regione Toscana/Sistema Regionale dello Spettacolo
con il sostegno di Armunia (Castiglioncello/LI), sistemaGaribaldi (Bisceglie/BAT), Azioni in Danza (Barletta/BAT)
ringraziamenti Associazione Explorer, La Baracca – Testoni Ragazzi, Flavia Marini

Visto il 20 febbraio 2019 al Teatro Sanbàpolis di Trento
All'interno del festival Teatro delle Meraviglia 2019

di Enrico Piergiacomi

 

Scienza e poesia, filosofia e danza, pensiero e teatro sono diventate discipline differenti o persino divergenti con lo scorrere inesorabile del tempo. Nell’antichità, era credenza diffusa che ci fosse una dimensione poetica del discorso scientifico e, per converso, una scientificità dell’esperienza lirica. Sintomatico di tale tendenza era ad esempio il paragone dell’universo con un grande spettacolo coreografico. Autori pur molto diversi come Lucrezio e Seneca, fautori rispettivamente di un’immagine della natura colma di errori od orrori a cui gli dèi non prestano mai sguardo e di un mondo retto in modo provvidenziale da una divinità onnipotente, erano concordi nel pensare che il cosmo andasse studiato e contemplato in modo simile allo spettatore che va a teatro. Oggi, una visione del genere risulta  purtroppo perduta. Lo scienziato può vedere spettacoli e l’artista può frequentare convegni di fisica quantistica, ma il teatro e la scienza restano irrimediabilmente distanti, come invece non lo erano quando l’uno e l’altra erano di fresca nascita.
C’è modo di riparare alla frattura? Od occorre arrendersi alla frammentarietà del sapere umano, vedere gli scienziati e i poeti andare ciascuno per la propria strada? Alcuni pensatori e artisti pensano che la prima opzione sia ancora percorribile. Tra questi, si possono includere Giorgio Rossi dell'associazione Sosta Palmizi e i danzatori/attori della compagnia I Nuovi Scalzi, almeno stando al loro recente lavoro Costellazioni. Si tratta di uno spettacolo di teatro-danza dalla circostanza di partenza semplice, ma efficace. Uno scienziato (il professor Radar, interpretato da Savino Italiano) costruisce una navicella rivoluzionaria chiamata Carrozzina Spaziale, in grado di attraversare tutto il sistema solare con poco consumo di energia e con una velocità pazzesca. Insieme alle sue due assistenti dai “nomi parlanti”, Bussola e Calamita (Olga Mascolo, Anna Moscatelli), egli intraprende dunque un viaggio lungo l’universo, per cercare una Terra che possa essere un giorno abitato da noi esseri umani, al posto del nostro omonimo pianeta morente.
Il resto dello spettacolo non sarà che il compimento di questo sgangherato viaggio verso l’ignoto, nella speranza di imbattersi nella nuova casa planetaria. In mezzo, il professor Radar e le sue assistenti incontreranno gli altri esseri viventi di pianeti, stelle, comete o di altri corpi celesti che ancora non sono stati osservati da occhio umano, verso i quali però si pone un problema di comunicazione. Questi “alieni” non parlano la nostra lingua, e allora come si fa a interagire? La risposta non si fa attendere. Se non è possibile parlare, allora si dovrà usare il linguaggio del corpo. Per essere più precisi, si dovrà danzare. La danza diventa così il mezzo tramite cui umani e alieni si raccontano i loro usi, valori, desideri senza pronunciare parola, o più in generale esprimono la misteriosa ricchezza dell’universo.
Sul piano tecnico, questa scelta si traduce in una sequenza di coreografie che prendono avvio da un’associazione fondamentale. Ad esempio, sappiamo che Venere è il pianeta più caldo del nostro sistema solare. Quando dunque Radar e le sue assistenti raggiungono questo luogo, il Venusiano che li accoglie presenta una danza sotto una luce rossa dai movimenti scattanti e frenetici, paragonabili a quelli della fiamma di un fuoco guizzante.
Gli esempi potrebbero essere moltiplicati, ma ciò sarebbe poco funzionale e, in ogni caso, rovinerebbe agli spettatori la sorpresa che Costellazioni riserva loro. Conviene allora accennare a quelle che ritengo essere le due più importanti ragioni che animano questo viaggio a passo di danza verso l'ignoto tra un pianeta e l’altro, aldilà del bisogno di mettere in comunicazione gli abitanti dei mondi disseminati nel cosmo.
La prima è di natura etica. La Carrozzina Spaziale si chiama così perché, forse, i suoi piloti non cercano una nuova Terra solo per fuggire dal proprio pianeta in progressivo disfacimento. Il viaggio mira anche a una rinascita: un posto in cui gli esseri umani possano ricominciare la loro vita da zero, appunto come dei bambini appena nati, per non ripetere più gli errori del passato. Il tentativo si conclude però con la consapevolezza del fallimento. Se anche un’altra Terra esiste, questa forse risulta irraggiungibile, o – se è raggiungibile – non potrà essere che abitata dalle prossime generazioni: un lasso troppo grande di tempo per gli esseri umani che potrebbero vedere il loro pianeta morire tra qualche anno. Il viaggio di Radar e assistenti coinciderà dunque con un passo all’indietro, che è però ricompensanto da un'apertura mentale nuova. Non potendo trovare un’altra Terra, conviene tenerci stretta la nostra e, per quanto è possibile, prendersene cura prima che il disastro accada.
La seconda ragione del viaggio si ricollega alle considerazioni da cui siamo partiti. Si diceva che un cambio di paradigma netto tra l’antico e il moderno riguarda proprio la “de-poeticizzazione” della scienza, o che è lo stesso la “de-razionalizzazione” della poesia. Ora, il viaggio del professor Radar e delle sue assistenti potrebbe essere letto, a pensarci bene, come un modo di restaurare la frattura tra prospettiva scientifica e visione poetica, andando persino oltre l’intuizione antica. L’universo non è solo un grande spettacolo a cui gli esseri umani possono assistere. Esso è l’origine di un ritmo cosmico che bisogna anche danzare. Gli antichi si dovevano accontentare di guardare le stelle da lontano, poiché non le potevano raggiungere. Noi moderni abbiamo il privilegio di poter volendo andare e ballare con loro. La scienza genera così nuove possibilità di danza, che ci rende ancora più affini agli astri e innesca la volontà di prenderci meglio cura della loro bellezza, prima che vada irrimediabilmente perduta.
La Carrozzina Spaziale torna dalla madre Terra senza aver trovato un suo sostituto. Ma come accade al figlio scappato e poi ritrovato, ciò determina nella famiglia il nascere di una relazione più intima, fortificata dagli errori del passato.