“Ormai sono così immerso nel sangue che un omicidio ne richiama subito un altro”

di Alessandra Chesani

Nonostante le tantissime morti, il Riccardo III di Alessandro Gassmann non riesce ad essere sempre l'eroe crudele delineato da Shakespeare: è allo stesso tempo eroe ed antieroe, un uomo sottomesso al mondo a causa dell'infermità fisica che gli provoca un fortissimo dolore, ma desideroso di mettere ai suoi piedi quello stesso mondo che lo vuole nascondere. Egli, in questa riscrittura moderna, è un cattivo assoluto ma allo stesso tempo dotato di fascino, capace di strappare una risata al pubblico anche in momenti originariamente crudeli. Un esempio è il macabro gioco del calcio da parte di Riccardo e Tyrell con la testa ancora calda del povero Hastings (morto perché Riccardo potesse pranzare).

Tyrell per Riccardo ha una doppia veste: quella di sicario (è a lui che Riccardo commissiona quasi tutte le azioni malvagie) e quella di “coperta di Linus”. In quasi tutte le scene lui vigila su Riccardo che, alla fine esclama metateatralmente “se non ci fossi tu dovremmo inventarti” e “se sei bravo ti aumento le battute”. I due si continuano a cercare in un gioco di sguardi ed azioni quasi ossessivo.
Le musiche, alcune modifiche al testo e dei costumi molto moderni, definiti dal regista “anni '30”, hanno contribuito ad accrescere l'atmosfera steampunk dello spettacolo, rendendo attuale un'opera scritta nel 1592. La spettralità goticheggiante (mista ad un'aria di perbenismo per certi aspetti intollerante) è stata accresciuta da un sapiente uso delle luci e del trucco. Grazie al contouring i volti sono stati resi simili ai personaggi di Tim Burton, regista tanto amato da Gassman. La scenografia è un'altro elemento di rottura con il passato: è stato fatto ampio uso della multimedialità grazie a proiezioni su schermi trasparenti, posti ai lati del palco. Lo spazio scenico appare diviso in tre sezioni. Nelle due laterali, più grandi, si svolgono tutte le scene relative all'interazione fra i personaggi e vengono proiettati gli effetti scenici. In quella più piccola, centrale, si mostrano i monologhi di Riccardo e Tyrell. La zona centrale è anche l'unica che permette, grazie all'assenza dei veli neri usati per la proiezione, un avvicinamento al pubblico da parte dei due attori, gli unici a rompere la quarta parete grazie ad alcuni efficaci soliloqui, durante i quali esprimono dei loro pensieri. Di grande impatto è stata la scena del sogno di Riccardo sia per gli effetti scenici usati per creare i fantasmi dei morti per soddisfare il suo desiderio di potere, sia per l'abilità del regista di creare uno stacco nell'evoluzione del personaggio, dalla crudeltà pura ad una labile ma ben riconoscibile presa di coscienza della propria fragilità umana, elemento reso più marcato rispetto al testo di Shakespeare.
Da segnalare è il numero ridotto degli attori, sette uomini e tre donne, a favore di dodici ruoli presenti in scena e quaranta personaggi descritti nel testo originale.
Da segnalare è l'interpretazione di Mauro Marino, capace di portare sul palco tre personaggi diversi, fra cui un'inquietante Margherita, vecchia regina vagamente simile ad una strega disneyana, evitata da tutti come la peggiore delle piaghe. Un attento ascolto può portarci a sentire dei campanellini che suonano ad ogni suo movimento, simili a quelli dei monatti manzoniani che, come lei, ad ogni passaggio raccoglievano morte e sventura.
L'interpretazione di Margherita da parte di Marino è stato un elemento di contatto con lo “Shakespeare storico”: in origine gli attori del Globe erano tutti uomini. Le scelte fatte per i costumi sono, per tutti i personaggi, considerabili una chiave di lettura per la loro comprensione, sia per a riguardo del carattere sia per la loro evoluzione. Vanno segnalati i tre cambi di costume di Alessandro Gassmann - Riccardo III: una divisa militare per la prima parte dello spettacolo simboleggiante il fatto che deve combattere e uccidere per conquistare il trono, un abito esageratamente sfavillante per la scena dell'investitura, contrastante con la tragicità di un'inerme Anna vittima dell'alcool vestita di rosso sangue , e una misera camicia per le scene finali, quasi un sudario da morto. La conclusione della prima è stata degna dello spettacolo svolto: svariati ritorni in scena da parte degli attori e due “grazie” gridati a gran voce da un'entusiasta Alessandro Gassmann sono stati la risposta ad un applauso continuo da parte del pubblico di un gremito teatro Sociale, formato da persone di diversa età, dagli studenti delle medie a persone over sessanta. Anche se sorge un dubbio...gli spettatori sono venuti per Gassmann o per Shakespeare?