Pretendere purezza: l’esempio di Giuseppe Gulotta

Pretendere purezza: l’esempio di Giuseppe Gulottadi Enrico Piergiacomi

Visto al Teatro Portland di Trento
Testo e regia di Salvatore Arena e Massimo Barilla
Con Salvatore Arena
Spettacolo Selezione In-Box Blu 2016
Photo: Marco Costantino

Come un granello di sabbia di Salvatore Arena e Massimo Barilla di Mana Chuma Teatro non pretende di proporre simboli da decifrare, una visione del mondo, o un ideale artistico. Vuole solo denunciare apertamente un grave caso di ingiustizia: quello di Giuseppe Gulotta, che alla giovane età di ventidue anni funse da inconsapevole capro espiatorio per insabbiare un più grande (e tutt’oggi ancora controverso) piano mafioso, trovandosi costretto a confessare sotto tortura di aver ucciso due carabinieri di una caserma in provincia di Trapani. Fu appunto un piccolo granello di sabbia in un marchingegno criminale più grande di lui.

Salvatore Arena dà voce allo stesso Gullotta attraverso un denso e per nulla retorico monologo. Il palcoscenico è sempre fiocamente illuminato e gli oggetti di scena fungono da semplice supporto alla narrazione, senza voler significare altro. Il lavoro di Arena-Barilla si concentra, dunque, sulla nudità del testo, che oscilla tra due aspirazioni. Da un lato, sottolineare la dignità che Gulotta manifestò durante i suoi lunghi anni in carcere e i processi che gli avrebbero alla fine restituito l’innocenza, decretandolo non colpevole dell’omicidio dei due carabinieri. Dall’altro, prendere il suo caso come un mezzo per un fine più generale, ossia mobilitare le coscienze a perseguire la ricerca della verità. Da qui l’uso massiccio di immagini che richiamano come aspetto centrale di tutto il discorso l’imperativo della purezza. Particolarmente bella è in tal senso proprio quella finale: l’acqua che Gulotta ormai finalmente libero non smette più di bere, perché col suo corpo trasparente e pulito gli mostra quello che dovrebbe essere la giustizia tra gli uomini.
Come un granello di sabbia si caratterizza, pertanto, per la sua asciutta semplicità. Questo aspetto costituisce al tempo stesso il suo punto di massima forza e di massima debolezza. La complessità artistica è sacrificata alla causa morale, sicché ne deriva uno spettacolo poco interessante e seducente da guardare/ascoltare, ma assolutamente importante e ineccepibile per l’alto impegno sociale di cui si fa promotore.