di Enrico Piergiacomi
Visto al Café de la Paix di Trento
Gatta Cicoria. Racconto di una migrante
Secondo appuntamento del microfestival in Femmina Veste.
Compagnia: Bottega Buffa CircoVacanti presenta:
Regia: Veronica Risatti
Drammaturgia: Sara Giovinazzi
Foto: Stefania Endrici
L’attore e il migrante hanno almeno un elemento in comune. Entrambi sono connotati dal bisogno di attraversare e abitare uno spazio: l’uno quello della scena, l’altro della terra di arrivo. Mediante questa forma di transizione, l’attore come il migrante apprendono qualcosa su loro stessi e sui luoghi da loro toccati. E possono restituire tale sapere a chi lo vuole ascoltare.
Il personaggio di Gatta Cicoria – protagonista dell’omonimo concerto-spettacolo di Sara Giovinazzi e Veronica Risatti, membri della Bottega Buffa CircoVacanti – incarna entrambe le figure. Potrebbe essere definita come un’attrice-migrante, che trasmette un complesso e multiforme sapere. Come attrice, Gatta Cicoria fa conoscere i canti popolari del Sud Italia, che suona, intona e danza sulla scena in maniera semplicemente impeccabile. In qualità di personaggio migrante, si fa invece portatrice della memoria storica di questo stesso territorio, che esprime a parole o con i sapori. Gatta Cicoria cucina infatti anche per il suo pubblico, lasciando che siano i cibi offerti a dire qualcosa del Sud Italia e delle sue tradizioni.
Dalla prospettiva drammaturgica, il lavoro è costruito secondo un principio di giustapposizione. I “pezzi” musicali si alternano con i momenti in cui Gatta Cicoria parla al suo pubblico e cucina per loro. Il filo conduttore che crea organicità nella costruzione drammaturgica è, ad ogni modo, molto preciso: consiste nell’approfondimento del tema del riscatto del Meridione verso i soprusi passati (come quelli operati durante la dominazione borbonica) e presenti. Non a caso, il repertorio musicale – che comprende brani di Rosa Balestrieri, Roberto De Simone, Eugenio Bennato, Belgrado Pedrini e Paola Nicolazzi – raccontano sempre storie di migranti, schiavi o ribelli morti per la loro terra. Mentre i racconti di Gatta Cicoria risvegliano direttamente alla rivolta verso il potere e al bisogno di giustizia, ora rivolgendosi direttamente al pubblico, ora pregando (in maniera spesso ironica, ma non per questo meno sentita) la santa Maria Addolorata di consolare i vinti della storia, promettendo loro un futuro riscatto.
Quello che Sara Giovinazzi e Veronica Risatti ci propongono sono, in conclusione, degli interessanti “transiti teatrali” nei suoni e nella memoria del Sud Italia. Ma anche un modello di resistenza al potere attraverso l’arte e la musica, in attesa di una reazione politica più efficace.