Gli scenari divertenti che scoprono le esistenze e contraddizioni

Gli scenari divertenti che scoprono le esistenze e contraddizionidi Monica Anesi

Bolzano, Teatro Verdi, 5-8 febbraio 2015

Con “La Scena”, commedia rappresentata a Bolzano al teatro Verdi dal 05 all’08 febbraio, Cristina Comencini, regista e autrice e del testo, analizza alcuni aspetti che animano sia l’universo femminile, sia quello maschile dei giorni nostri. Mediante il registro comico la scrittrice fa emergere alcune contraddizioni, alternando riflessioni a contrasti, senza peraltro mai scivolare in stereotipi prevedibili.

Tutto si svolge una domenica mattina a casa di Maria (Maria Amelia Monti) la quale con l’amica Lucia (Anna Finocchiaro) si trova a esaminare un testo teatrale che quest’ultima deve recitare il giorno successivo. Ne nasce una discussione piuttosto accesa, colorata da battute comiche che tuttavia scopre i caratteri affatto diversi delle due amiche, che a loro volta stigmatizzano tipologie ben note di donne: Maria é una dirigente di banca che si è conquistata la sua posizione sul campo, separata con due figli, quando può “usa” gli uomini per una notte nei fine settimana, facendo del suo corpo uno strumento per liberare tutta l’energia vitale che sente di avere. Seppure questa scelta mascheri in parte la sua solitudine, Maria attraverso la passionalità e l’eros vuole esprimere gioia e spensieratezza, anche se in fondo, il suo desiderio è trovare l’uomo “giusto”, quello con cui condividere la sua vita. All’opposto Lucia è un’attrice con due matrimoni falliti e una maternità negata alle spalle. Fin da piccola ha ricevuto un’educazione con rigidi principi morali, mirata soprattutto a soddisfare le aspettative dei severi genitori. Il mestiere di attrice diventa dunque una forma di ribellione, un riscatto che tuttavia non riesce a liberarla del tutto. Infatti, Lucia programma ogni cosa e cautamente cerca di evitare le situazioni che potrebbero rivelarsi delle delusioni, compresi i rapporti con l’altro sesso. Così decide di invaghirsi degli eroi che incontra sul palcoscenico, Amleto, Cesare ecc perché “sulla scena incontro gli uomini veri, per cui vale la pena amare”. Entrambi i personaggi dunque, a modo loro, si ritagliano uno spazio in cui poter esprimere i propri sentimenti, dove sentire meno la solitudine e la consapevolezza del tempo che inevitabilmente passa.

L’argomento, di per sé serio, è interpretato mediante il registro comico (straordinaria la mimica della Finocchiaro), ma anche ironico, con una sensibilità tutta femminile, espressa al meglio dalle due attrici che rendono bene la reciproca complicità con rimandi continui. Inoltre il rapporto di amicizia che lega le due donne, le quali spesso si scambiano battute anche feroci, senza peli sulla lingua, non si limita a scatenare situazioni comiche. Lucia e Maria dimostrano come l’amicizia tra due donne possa essere davvero speciale, capace cioè di rivelare situazioni scomode, o dolorose, ma con leggerezza, lontano dalla banalità, così da rendere il confronto, un’occasione di crescita per entrambe. Giustamente in questa situazione Comencini ha introdotto un ulteriore elemento destabilizzante, che rompe un po’ l’equilibrio tra le due donne, destinate altrimenti a parlarsi semplicemente addosso. Infatti, nell’appartamento si materializza, appena alzatosi dal letto, Luca (Stefano Annoni), il ragazzo ventisettenne che Maria si era portata a casa la sera prima e con il quale ha trascorso una notte infuocata. Dapprima frastornato dalle due amiche, tanto da confondere inizialmente Maria con Lucia, cerca poi di inserirsi nella discussione tra le due donne che sempre più scoprono i reciproci caratteri. Ma, in questo gioco finisce anche lui per rivelarsi, mettendo a nudo le proprie debolezze. Non è un caso, infatti, che Luca stia sulla scena in mutande e, a dire il vero, Annoni si muove sul palcoscenico seminudo per tutto lo spettacolo, con agilità e spontaneità mai compiaciuta, tali da creare, assieme a Maria e Lucia, un’atmosfera piacevolmente intima, privata e lasciando allo spettatore la sensazione di osservatore quasi indiscreto. In ogni modo Luca sa cogliere alcune contraddizioni tipiche del mondo femminile, ad esempio quando afferma che le donne passano metà della vita a progettare il futuro e l’altra metà a distruggere ciò che hanno fatto. Oppure quando rileva come le donne sempre più alla ricerca del ruolo maschile si lamentino, alla fine, di non trovare più uomini veri, che le sappiano davvero proteggere. Ciò non di meno, con il racconto che Luca fa di sé, viene a galla la profonda contraddizione, lo smarrimento, con cui il ragazzo (ma si potrebbe dire l’uomo di oggi) vive la propria condizione maschile, in quest’era post-femminista, combattuto tra l’idea del macho energico forte, se non violento, e sentimenti di tenerezza, sensibilità e commozione che pure sente propri. Quest’apparente inconciliabilità può diventare causa di ansia, se non di violenza laddove è scoperto il punto debole della propria insicurezza. Ed è ciò che accade quando Lucia ed Maria adombrano, per qualche istante, una scarsa considerazione nei confronti di Luca. Questi allora si lancia in aria mimando improbabili mosse di arti marziali, urlando strane parole seguite da profondi respiri, davanti alle due amiche allibite e (comicamente) terrorizzate. Un richiamo evidente, questo, alla violenza cieca e non di rado rivolta alle donne, da parte di uomini più o meno consapevoli del proprio smarrimento. Ma, alla fine, è proprio questa la cifra dello spettacolo, ossia dissimulare attraverso il registro comico-ironico alcune tematiche importanti sia sul mondo femminile sia su quello maschile, spesso messi a confronto, ma con leggerezza, cosicché, lungi da lasciare spazio ad ovvietà scontate, lo spettatore è stimolato alla riflessione, magari divertita, ma non per questo meno profonda.