Il Riccardo III di Gassmann: gigante malvagio affascinante

di Ivan Ferigo

Lo scorso 20 febbraio, un pubblico folto ed eterogeneo ha invaso il Teatro Sociale di Trento. Al fascino senza tempo di un grande classico come il Riccardo III di Shakespeare, si univa la curiosità di vedere all'opera un artista popolare come Alessandro Gassmann. Per il figlio d’arte si trattava della prima prova nella doppia veste di attore e regista su un testo del drammaturgo inglese. Per far parlare al presente un’opera che riprende eventi dell'ultimo scorcio del XV secolo ed è pur sempre stata scritta tra il 1591 e il 1592, Gassmann ha scelto una messa in scena fortemente contemporanea. A tale esigenza ha risposto efficacemente la traduzione di Vitaliano Trevisan: una versione che il regista ha voluto di linguaggio moderno e immediato.

Il programma di sala annuncia un Riccardo gigantesco, fuor di misura. La deformità fisica – Riccardo ha movenze da mostro di Frankenstein – accentua la malvagità morale, che Gassmann sottolinea con continui ghigni malefici. Lo spazio scenico, dominato dal nero, appare subito diviso in due parti: al di là di due sipari trasparenti, la scena dell’azione; al di qua, il luogo del ragionamento, dove Riccardo prepara le sue crudeli trame. Addirittura entra in scena leggendo un copione, a rimarcare il fatto che i delitti da lui concepiti fanno parte di un disegno prestabilito. Riccardo è autore, regista e attore della sua vicenda; la sua imponenza di malvagio assoluto cattura e coinvolge. In sua funzione esistono tutti gli altri personaggi, che purtuttavia mantengono le loro individualità. Tra tutti risalta Tyrrel (intepretato da Manrico Gammarota), la mano omicida di Riccardo. La sua parte è molto accresciuta rispetto al testo originale, soprattutto in termini di presenza in scena, e non solo perché riassume in sé tutti i sicari. Tyrrel da personaggio secondario diventa la creatura più compiuta di Riccardo, quasi un suo doppio, relegando l’istrionico Buckhingam in secondo piano: lo prova l'aggiunta delle battute metateatrali «Se ti comporti bene ti aumento la parte» e «Se non l'avessi già fatto, ti inventerei di nuovo». Tyrrel inoltre rimane al fianco di Riccardo fino alla fine, quando lustra le scarpe al cadavere, inchinandosi al tempo stesso al nuovo sovrano. A sostenere, con più o meno convinzione, i progetti malvagi di Riccardo sono, oltre a Buckingham, anche lo svampito servo Catesby, il volgare e avido Hastings e il Lord Sindaco. Questi personaggi, al pari di Riccardo (e curiosamente di Richmond, ma non di Tyrrel), hanno il volto dipinto di bianco. Non così invece le donne, che, in un dramma in cui la storia è scritta da uomini potenti, restano passive, ma risultano vere e schiette nel trasmettere le loro sofferenze. Si potrebbe immaginare che il trucco pesante stia a simboleggiare una maschera. Il regista ha voluto creare dei personaggi goticamente crepuscolari, ispirandosi a Tim Burton e al cinema horror anni ’20-’30. L’influsso del cinema è evidente – la nevicata di luci dopo l’uccisione dei due principini, le proiezioni degli spettri delle vittime che ripetono la litania “dispera e muori”, e dei soldati che vanno a combattere la battaglia decisiva – ma non appesantisce lo spettacolo teatrale. Il sogno di Richmond è completamente espunto: un taglio che ha senso per l’interpretazione che ne vuole dare il regista. Shakespeare ne fa un ritratto totalmente positivo; per Gassmann, al contrario, se non è un nuovo Riccardo, resta perlomeno il dubbio che lo possa diventare. Richmond infatti indossa – senza nessuna pretesa di coerenza storica – un’uniforme nazista. L’uccisione di Riccardo con un colpo di fucile può disorientare, ma è in linea con la lettura in chiave moderna che si vuole dare dell’opera. La chiusura musicale con Brothers in arms dei Dire Straits suggerisce una riflessione sull’assurdità della lotta per il potere. 
Gassmann ha creato un Riccardo III moderno e accattivante, ricco e spiazzante, imprimendo una regia forte, che ha il coraggio di portare ad estreme conseguenze molte intuizioni, più o meno condivisibili, ma tutte giustificate e intelligenti.