Un nuovo Riccardo

di Alice Pamelin

Una nuova messa in scena, dall'adattamento fortemente contemporaneo ideata, diretta ed interpretata da Alessandro Gassmann, concepita per arrivare in maniera diretta alle nuove generazioni. Il regista punta sull'immediatezza, affidandosi a una trama chiara e comprensibile, a un linguaggio che riesce ad essere comunicativo, senza bisogno di stravolgere le battute shakespeariane, spesso riproposte con fedeltà, nonostante i necessari tagli che hanno permesso di semplificare la messa in scena e renderne la durata accettabile - due ore e quindici minuti, a fronte delle quattro per rappresentare il testo nella sua interezza.

Lo stile, dichiaratamente “secco e asciutto”, tende ad escludere gli arcaismi linguistici per sostituirli con alcuni elementi di modernità; lo si nota nel volgare e frequente intercalare di lord Hastings, di forte impatto realistico e attualissimo. L'innovazione sta anche nell'ingresso in scena di oggetti della nostra epoca: un quotidiano, delle sigarette...l'oggetto moderno diventa strumento per una morte moderna, come il fucile utilizzato da Richmond per uccidere Riccardo nella scena finale, o una radio, accesa per il riposo temporaneo ed eterno del duca di Clarence.
La scenografia, che si avvale di giochi di luci e ombre, proiezioni e retro-proiezioni, non cerca l’effetto realistico, ma richiama ambientazioni di stile gotico crepuscolare alla Tim Burton, dove “il sole di York non batte mai”. Tutto è grottesco: i cupi sfondi, le vesti di un lusso ormai marcescente, un trucco espressionista sul viso di Riccardo - il cui aspetto si deteriora con il susseguirsi delle scene - e l'intero copione rientra in quel grottesco concepito da Hugo, che mischia l'estrema tragicità di alcune scene a sagaci battute, che sorprendono in quanto improvvise, inaspettate e umoristiche.
Riccardo incarna l'emblema di un mondo decadente e corrotto, un incubo gotico, la cui grandezza e imponenza fisica, sproporzionata e distonica nel contesto regale, rispecchia le abominevoli macchinazioni che fanno di lui un “genio del male”. L'originaria gobba, caratteristica della sua deformità, è sostituita da una gamba quasi paralizzata, che lo costringe a una camminata claudicante resa sgradevole dal gemito grave che egli emette ogniqualvolta deve piegare il ginocchio. Di contro, la sua parlata è in grado di circuire e manipolare i “suoi” personaggi, affascinando anche il pubblico: le sue battute sono pronunciate con tono altezzoso e in maniera sagace, ma soprattutto molto veloce. Mano a mano che i progetti di morte vengono messi in atto, il suo agire arranca progressivamente e la velocità dei monologhi diminuisce, rallentando fino alla perdita del controllo della parola, alla paura e alla follia. La parte del servitore di Riccardo, Tyrrel, viene riscritta ed esaltata: il suo ingresso in scena è anticipato rispetto all'originale, le sue parti sono dilatate e la sua importanza risulta accresciuta, in quanto raccoglie e ingloba in se' tutti i sicari del testo shakespeariano. Riscritti sono anche i tratti caratteristici del Duca di Catesby, che diventa un servo di corte sbadato e distratto, dal marcato effetto comico. Alle azioni compiute da uomini senza scrupoli, si alterna la controparte femminile, più passiva, formata da Elisabetta, Anna, la duchessa di York e la vecchia regina Margherita, ognuna ad un diverso stadio della parabola tragica da cui tutte sono investite, incontrastabilmente destinate a soffrire senza poter agire.