Una satira del potere

Una satira del poteredi Sara Bellebuono

Dal 9 al 12 gennaio 2014 è andata in scena all’auditorium Santa Chiara di Trento una commedia scritta nel 1808 dal drammaturgo tedesco Heinrich von Kleist, La brocca rotta, con la regia di Marco Bernardi. Fatta eccezione per l’Anfitrione, che possiamo definire “tragicommedia”, La brocca rotta è l’unica commedia scritta da Kleist. L’opera si discosta molto dallo stile di Kleist e pertanto desta stupore tra gli spettatori che conoscono  l’autore, un uomo dalla vita tormentata, che trasmetteva le sue inquietudini nelle sue opere (basti pensare a Penthesilea o a Il principe di Homburg).

La brocca rotta è una satira dell’autorità, che tratta il tema (purtroppo attuale) dell’uomo comune destinato ad essere schiacciato dall’arroganza del potere. Il perno della vicenda è Adamo, interpretato da Paolo Bonacelli, un giudice corrotto e bugiardo, che dimostra queste sue caratteristiche fin dalla prima scena con il cancelliere, mentendo e incartandosi ripetutamente nelle spiegazioni su come si è procurato le ferite al volto e su come ha perso la parrucca (“la gatta ci ha figliato dentro”). Paradossalmente il giudice Adamo deve guidare il processo sulla rottura della amata brocca della signora Marta Rull (interpretata da Patrizia Milani), che incolpa dell’accaduto il fidanzato di sua figlia Eva, Ruprecht. Il pubblico però sospetta fin dall’inizio che il vero colpevole è in realtà Adamo, che aveva insiediato Eva nella sua stanza minacciandola di far partire Ruprecht con l’esercito per le indie. 
Adamo fa di tutto per non essere smascherato: tenta di travisare le risposte, sviare i testimoni con argomenti fuorvianti e di distorcere i fatti a sfavore del povero Ruprecht, inventandosi addirittura leggi inesistenti. Viene poi smascherato definitivamente da Brigida (Giovanna Rossi), sorella di Marta e testimone del ritrovamento di una parrucca bianca e dell’impronta di un “piede equino” molto simile a quello di un demonio. 
La brocca rotta è una commedia intrisa di simbolismo. A partire dalla brocca, l’oggetto al centro della vicenda, che rimanda palesemente alla perdita della castità di Eva. Anche i nomi dei personaggi “Adamo” ed “Eva” simboleggiano il peccato, la tentazione, mentre, a differenza degli abitanti del villaggio che considerano Adamo la massima autorità, il “Lume” cancelliere è colui che riesce a capire la verità fin dall’inizio.
Come affermò György Lukács, “la brocca rotta è l’opera perfetta di Kleist”. A questa frase deve essersi ispirato Marco Bernardi per la messa in scena della commedia: non solo viene rispettato quasi alla lettera il testo, considerato il massimo esempio di perfezione linguistica della letteratura tedesca, ma Bernardi ha scelto di rispettare  anche le unità di spazio, di tempo e di luogo, perfettamente connaturate al testo di Kleist. Lo spettacolo infatti, è costituito da un unico atto, si svolge senza interruzioni temporali e il luogo della vicenda è sempre il tribunale. Molto efficace la scenografia, costituita da due pareti disposte ad angolo per permettere una visuale completa degli avvenimenti. L’atmosfera risulta molto cupa: i colori utilizzati per la scenografia e per i costumi sono scuri, in particolare quello di Marta Rull, completamente nero, ma anche la toga di Adamo, o il vestito di Eva, o ancora il costume indossato da Walter, il consigliere di giustizia. L’unico spiraglio di luce ben visibile sul palco proviene da una finestrella posta sulla parete destra. Anche queste caratteristiche estetiche assumono una valenza simbolica, che rimanda alla “cecità” dei personaggi di fronte alla verità. 
Paolo Bonacelli ha recitato la parte del giudice Adamo con molta abilità. Nella sua interpretazione e nel suo modo di parlare, talvolta farfugliante, rivediamo il comportamento di un bambino che si mangia le parole quando vuole cercare di discolparsi. L’interpretazione di Bonacelli mostra chiaramente la pusillanimità di un personaggio destinato a non avere onore, che alla fine scappa sulla neve, con la parrucca che svolazza sulla sua schiena.
Patrizia Milani che riesce abilmente a mantenere un equilibrio tra la serietà del suo personaggio e la comicità dell’intera vicenda; basti pensare al resoconto entusiastico e dettagliato sulla storia della sua amatissima brocca. Fa emergere in particolare il carattere determinato e razionale di Marta Rull, che alla fine della commedia, quando tutti sembrano soddisfatti di aver chiarito la situazione, è delusa di non aver avuto giustizia per la sua brocca e decide di insistere, di lottare per ottenerla ricorrendo al tribunale di Utrecht, lanciando agli spettatori un appello al tenace perseguimento della giustizia e una speranza.