Un’originale estetica del dolore (Elektrika della Compagnia Macelleria Ettore)

Un’originale estetica del dolore (Elektrika della Compagnia Macelleria Ettore)di Sandra Pietrini

Due corpi in costante, ritmico movimento, punteggiato da rare pause di immobilità sospesa. Due solitudini avvinte da un laccio luttuoso, da una memoria di sangue: un padre fatto a pezzi nella vasca da bagno, una madre assassina, un complice usurpatore. Elettra (Maura Pettorusso) e Oreste (Stefano Detassis) raccontano per frammenti, con ritmi sincopati di danza e melodico canto la loro instabilità emotiva: figli ricchi e viziati di madri distratte e padri assenti, giovani in cerca di oblio nello sballo della musica a tutto volume e nell’alcool, nel rifiuto della comunicazione («io non vi ascolto / siete rumore»).

Danza e canto rivisitati in versione techno, con il coro costituito dalle suggestive musiche di Chiarastella Calconi. Elettra, tetra bambola dark dagli occhi rattratti, ruota su una pedana che snoda e poi riavvolge il suo morboso legame col fratello. Sui due aleggiano nebulosi ricordi di complicità incestuosa, barlumi di felicità che solo il rifugio nel sogno può cullare («è strano incontrarti qui e non in sogno»). Una fettuccia nera da ballerina classica: questo è il laccio che Oreste faticosamente svolge e riannoda dalle gambe della sorella, in un’azione meccanica, ineluttabile e tragicamente inutile. Quando la vendetta sarà compiuta, come in sogno, solo per seguire la ferrea volontà di lei, Oreste non proverà dolore, né sollievo, né altro: non c’è catarsi ad accoglierli, ma solo un vuoto senza pace («arriva la deriva / con le conclusioni / recidere i legami / senza sentire niente»). Cadenze ossessive che prescrivono i movimenti di corpi in perfetta ritmica sintonia, movimenti che creano uno spazio asfittico, un buco nero in cui la traiettoria del mito è lineare e ineludibile («i giorni non possono tornare indietro / potessero i giorni tornare indietro»). La tragicità moderna della ripetizione che si combina con l’ineluttabilità della storia. Uno spettacolo denso, dal ritmo che incatena, un’originale rivisitazione noir del mito della Compagnia Macelleria Ettore. Da vedere.