Cigni

di Valentina Dorigotti

Teatro pieno la sera del 7 novembre per la prima ed esclusiva italiana al Teatro Sociale di Trento di SWAN, una creazione per cigni e danzatrici. La Compagnia Le Guetteur, guidata dall’ideatore e coreografo francese Luc Petton, ha portato in scena in questa occasione uno spettacolo di ornitodanza. 

Risultato di due anni di frequentazione tra danzatrici, uccellatori, coreografo e cigni, il lavoro proposto recupera l’antico tema della metamorfosi uomo/animale. In un continuo gioco di ascolto e confronto reciproco il danzatore si apre alla sua alterità animale cedendogli completamente il posto. E così, fin dall’apertura del sipario, vediamo le ballerine condividere con un cigno nero l’ambiente acquatico, rappresentato da una lunga vasca, posizionata a ridosso del fondale, che percorre tutto il palcoscenico e sapientemente illuminata per permettere di vedere movimenti subacquei. Successivamente saranno quattro cigni bianchi ad accompagnare la danza “terrena” delle sei danzatrici, anticipata da un breve, ma suggestivo, momento di danza aerea. E al termine, in un andamento naturale e ciclico, la pièce termina con i protagonisti avvolti da una leggera pioggia che, nel più totale dei silenzi, sembra avvolgere anche il pubblico in sala. Immerse nei tre elementi, acqua, terra, aria, le danzatrici “mimano” i movimenti dei cigni: il loro camminare dondolante, il gesto di alzare e scuotere le natiche, i movimenti sinuosi del collo; e a loro volta i cigni, attirati da piccole quantità di cibo poste nelle mani delle danzatrici, ma sapientemente mascherate, seguono la danza, vi partecipano, la animano creando un inconsapevole quanto affascinante gioco di specchi. Ad accompagnare la performance, uno studiato utilizzo di luci soffuse e l’esecuzione dal vivo di Xavier Rosselle che, con il sax, ricrea le atmosfere oniriche di un ambiente selvatico. Al termine la rappresentazione è stata salutata con applausi molto calorosi da un pubblico che, seppur diviso, ha apprezzato l’innovazione nonché l’intensità e l’emotività della performance che, per un’ora, li ha trasportati in un mondo lontano dove le frontiere tra elementi naturali non si distinguono più.