Cartolaria

Direttori: Ercole Bellucci, Marco Ferri, Gabriele GhiandoniScarica la copertina in formato .pdf
Anno primo: 1988
Anno ultimo: 1997/1998
Periodicità: annuale
N. fascicoli: 9

 

Scheda a cura di Francesca Rocchetti
Indici e immagini a cura di Eleonora Zoppi

Durante gli anni Ottanta e Novanta del Novecento le Marche furono testimoni della nascita di svariate riviste culturali e letterarie di qualità; si pensi ad esempio a «Marka» di Ascoli Piceno, a «Verso» di Macerata, a «Hortus» di Grottamare o alla pesarese «Lengua». La zona tra Fano e Urbino fu anche la culla dell’almanacco di letteratura «Cartolaria», fondato e diretto dai tre amici e poeti Ercole Bellucci, Marco Ferri e Gabriele Ghiandoni.

«Cartolaria» uscì per la prima volta nel 1988 per i tipi della casa editrice Flaminia di Pesaro, fu stampata presso lo stabilimento Tipolito La Pieve di Villa Verucchio (RN) e proseguì con cadenza annuale fino al 1998: complessivamente uscirono nove fascicoli di circa 150 pagine ciascuno, due dei quali doppi. Il costo del primo numero ammontava a Lire 18.000, cresciuto di anno in anno fino a raggiungere Lire 30.000 con l’ultima uscita nel 1998.

La veste grafica della copertina – curata dal primo all’ultimo fascicolo da Valter Gambelli, uno dei maggiori artisti contemporanei di Fano – è semplice e priva di immagini: la testata blu e rossa, su sfondo bianco, incorpora l’anno; sotto, in grigio, sono elencati i nomi degli autori che compaiono nel numero. Fanno eccezione le copertine del primo anno, interamente verdi scuro e bordate di rosso, nonché quella dell’ultimo volume, al cui centro campeggiano il sottotitolo ‘Fuori del verso’ e il simbolo della casa editrice. Non è un caso che questo numero si distingua dagli altri: si tratta, infatti, di un fascicolo monografico che raccoglie saggi e testimonianze sulla vita (spentasi nel 1997) e sull’opera del direttore Ercole Bellucci, bibliotecario della Facoltà di Magistero a Urbino, poeta colto e pieno di ironia.

Le linee generali della rivista sono fornite da una breve introduzione nel fascicolo di apertura: «L’Almanacco è antologia; non ha altre pretese se non documentare – di un anno – alcune avventure letterarie, con la complicità di amici che talora dalla provincia sembrano irraggiungibili. Il titolo dell’Almanacco è inventato: nasce da “cartolare” – due cartoni senza costole – e diventa Cartolaria.
Cartolaria: una custodia per schizzi e frammenti, diari e schegge di opere in corso; un container leggero, trasparente, venato di tessere che “disegnano” una ipotetica identità».

Numerosi sono i collaboratori del periodico e ampio spazio viene lasciato agli autori marchigiani tra cui Luciano Anselmi, scrittore e giornalista fanese, collaboratore di periodici importanti come «Il Mondo» di Pannunzio, «La Fiera Letteraria», «L’Osservatore Politico letterario»; Silvano Ceccarini, poeta e saggista di Urbino; ed Eugenio De Signoribus, poeta di Cupra Marittima. Ma le pagine della rivista ospitano anche contributi di altri importanti intellettuali sia italiani che stranieri, quasi tutti in qualche modo legati alle Marche, in particolare ad Urbino: sono Carlo Bo (lo storico rettore dell’Università), che interviene su «Cartolaria» con i ritratti di Camillo Sbarbaro, Umberto Saba, Mario Luzi e Cesare Pavese; Nicola Crocetti, grecista e traduttore di poesia greca moderna, fondatore dell’omonima casa editrice; Franco Loi, poeta dialettale, importante critico letterario per il «Sole 24 ore»; l’inglese William Rivière che, dopo aver lasciato Cambridge,  trascorre molti anni a Venezia e poi a Urbino, dove tuttora vive e insegna. Non mancano le donne: Anna Bujatti, studiosa di lingua e letteratura cinese, Tiziana Alberti, Graziella Galvani e Marina Pizzi. Un posto di rilievo è occupato dagli autori greci: Vrettakos Nikiforos, Ghiannis Ritsos, una delle voci poetiche più forti della grecità contemporanea, Titos Patrikios, il poeta ateniese che nelle sue poesie dà voce alla traumatica esperienza della persecuzione e dell’esilio da lui vissuta durante la dittatura dei colonnelli, e Ghiorgos Seferis, premio Nobel per la letteratura nel 1963, la cui poesia rivela una costante centrale: il mito del viaggio.

Le sezioni in cui è diviso l’almanacco conferiscono un ordine programmatico ai diversi frammenti che lo compongono: “Novecento” è dedicata a una figura emblematica della letteratura novecentesca; “Diario” raccoglie pensieri e riflessioni di varia natura; “Luoghi”contiene la descrizione in prosa di un luogo particolarmente significativo, quasi sempre situato nelle Marche; “Invenzione e pratica letteraria” e “Versi e prose” comprendono saggi di critica letteraria, poesie e brani inediti; “Biblioteca”, infine, raccoglie principalmente recensioni di volumi recenti, ma anche articoli più discorsivi come il bel Ricordo di Luigi Bartolini firmato da Paolo Volponi nel fascicolo del 1992. Soltanto sul numero del 1994 appare la sezione “Il lavoro delle riviste” che recensisce alcuni interessanti periodici culturali e letterari usciti tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Novanta: «Il Belli», «Testuale», «Verso», «Tratti», «Kamen», «Il Rosso e il nero».

Rubrica molto interessante è indubbiamente quella dedicata alle “Interviste”. Giorgio Tabanelli, sul fascicolo del 1991, intervista Edoardo Sanguineti il quale, a distanza di venticinque anni, traccia le istanze originarie della Neoavanguardia e i motivi portanti dell’ideologia letteraria del Gruppo ‘63. Claudio Altarocca ripropone invece un’intervista – apparsa su «Tuttolibri» del maggio 1991 – a Carlo Bo sul diario, genere letterario molto amato da questi perché permette di «entrare meglio nella psicologia degli scrittori». Il numero uscito nel 1993 ospita un’intervista di Peter Kammer al grafico teatrale del Berliner Ensemble (il teatro fondato nel 1949 da Bertolt Brecht e Melene Weigel), Karl-Heinz Drescher, il quale ripercorre le vicende estetiche e politiche del famoso teatro attraverso la raccolta dei suoi manifesti. È sempre Kammer, sul fascicolo doppio del 1995/1996, a riproporre il dialogo con Alberto Moravia rilasciato nel 1977 alla radio tedesca, sulla crisi politica, economica e sociale dell’Italia e sull’originalità di Pier Paolo Pasolini.

Uno dei meriti principali di questa raffinata pubblicazione è quello di essersi dimostrata capace di un continuo scambio e confronto con le diverse istanze culturali e letterarie (si vedano ad esempio le numerose traduzioni dalle letterature straniere presenti sulla rivista) contemporanee, nonostante il suo ancoraggio a una realtà regionale, quella delle Marche, piccola e fortemente caratterizzata. A tal proposito, uno degli interventi più interessanti è quello apparso sul numero del 1990 curato da Sanzio Balducci, Tre poesie di un poeta dialettale non dimenticato: Pasqualon. Odoardo Giansanti detto Pasqualon, nato nel 1852 e spentosi all’età di ottant’anni, fu un fortunato poeta dialettale marchigiano. La sua città natale lo ha spesso ricordato con mostre, convegni, e con la fondazione di un centro culturale che porta il suo nome e valorizza i poeti dialettali pesaresi. L’iniziativa di «Cartolaria» di pubblicare alcune sue poesie – splendidi bozzetti di vita d’altri tempi – si inserisce in questo programma e risponde al desiderio di valorizzare quei personaggi marchigiani che, dal periodo postunitario alla fine della prima guerra mondiale, furono capaci di offrire un ritratto magnifico della propria regione e dell’Italia intera.

 

bibliografia

  • Garufi G. (a cura di), La poesia delle Marche: il Novecento, con la collaborazione di Leonardo Mancino, Ancona, Il Lavoro Editoriale, 1998 
  • Ferri M., Un grande poeta bibliofilo che fondo 'Cartolarla', «Corriere Adriatico», (novembre 1997)