La Libra

Direttore: Mario BonfantiniScarica la copertina in formato .pdf
Anno primo: 1928
Mese primo: novembre
Anno ultimo: 1930
Mese ultimo: giugno
Periodicità: mensile
N. fascicoli: 12

 

Scheda e indici a cura di Gabriele Nicolussi

«La Libra» uscì a Novara dal novembre 1928 al giugno 1930 in 12 numeri a tiratura limitata presso lo Stabilimento Grafico G. Parzini. I primi tre numeri (novembre e dicembre 1928, gennaio 1929), di sole quattro pagine, costituiscono la prima serie, seguita da una seconda serie in forma più estesa (con numero di pagine variabile) che inizia nel maggio 1929. Direzione e Amministrazione erano in corso della Vittoria n. 7; l’abbonamento annuo ammontava a Lire 15, il singolo numero costava Lire 1,50.

La rivista novarese si inserisce nel panorama letterario del burrascoso ventennio fascista come espressione di una cultura borghese che ha sospeso qualsiasi giudizio politico e che ricerca i propri valori nella letteratura, aspirando a una tensione morale da ritrovare volgendo lo sguardo al passato. Come afferma Silvio Serangeli nello scritto introduttivo alla ristampa anastatica del 1980 (La Libra, Sala Bolognese, Forni, 1980), «“La Libra” è accomunabile a “La Ronda”, per la predilezione del tono distaccato della pagina; al “Selvaggio”, per l’interesse verso le arti figurative; a “Novecento”, per l’apertura alle culture straniere». Nell’articolo programmatico posto in chiusura del primo numero (Per il programma) il direttore Mario Bonfantini afferma l’assenza di un indirizzo e di un programma precisi – rivendicando così un deciso rifiuto del conformismo letterario dominante –, definendo il giornale una «banderuola esposta al vento del Parnaso o della selva Ercinia». Nella stessa occasione espone, anche a nome del gruppo che costituisce il nucleo vitale della rivista, alcune  considerazioni sulla letteratura contemporanea: innanzitutto l’idea che la povertà dell’arte sia da collegare allo «scadimento della persona morale degli scrittori»; in secondo luogo che, nell’attesa di una futura «rigenerazione», sia necessario «darsi in piena umiltà d’animo e castità di mente a prolungate e amorose letture dei nostri buoni antichi, nonché ad ogni più onesto studio di grammatica».

Aspetto importante e fortemente sottolineato da Bonfantini è il fatto che i redattori siano tutti buoni amici: «si conoscono e sanno di trovarsi d’accordo in quel che veramente importa». Ecco dunque che questo gruppo di giovani (Mario Soldati, Enzo Giachino, Giorgio De Blasi, Enrico Emanuelli, Ettore Zanconi e il già citato Mario Bonfantini) entrano nella scena letteraria italiana e toccano con il loro giudizio i temi maggiormente dibattuti in quegli anni, quali l’europeismo, l’importanza di Benedetto Croce, le figure di D’Annunzio, Goldoni, Leopardi.

Ciò che troviamo con insistenza nelle pagine de «La Libra» è il continuo intervento nella contesa fra ottocentisti e modernisti; I redattori, che consideravano l’Ottocento «una tradizione di spiriti etici» da cui prendere esempio, decidono di approfondire sulle pagine del periodico gli scrittori del XIX secolo «dalle fondamenta e nel modo più completo». Risponde a questa idea lo studio sulla corrente verista, con approfondimenti su De Roberto, Capuana e soprattutto Verga.

Sarebbe però sbagliato pensare a «La Libra» come a una rivista volta esclusivamente al passato; il numero 3/4 (luglio/agosto 1929) contiene, per esempio, la rubrica (che non avrà però seguito) “Galleria dei moderni”, in cui viene approfondito lo studio di La Leda senza cigno di D’Annunzio, l’opera di Pirandello e dell’ultimo Bontempelli. In altre occasioni viene inoltre posta l’attenzione sugli ultimi romanzi di Svevo, su Gozzano, ma anche su autori non italiani come Proust e Joyce.

Fra i collaboratori trovano spazio letterati e intellettuali come Debenedetti, Piovene, Raimondi (uno fra gli scrittori contemporanei più studiati) e Noventa. Negli anni il periodico mantiene il suo carattere iniziale, saggistico, di tono serio, improntato sullo studio e sulla ricerca; lascia però spazio anche a brani narrativi (Storia della signorina Alfa di Bonfantini, Il topo di Piovene, Visita all’acropoli di De Blasi, ecc.) e contiene una sola rubrica fissa, “I ragguagli del Parnaso”, che con il primo numero della seconda serie (maggio 1929) diventa “Ragguagli e commenti”.

«La Libra» giunge alla chiusura forzata nel 1930 (l’ultimo numero esce a giugno) a causa delle numerose defezioni da parte dei collaboratori.

 

bibliografia

  • La Libra, [ristampa anastatica] Riletta da Silvio Serangeli, con testimonianza di Mario Soldati, Sala Bolognese, Forni, 1980 
  • Borgese G.A., I Novaresi, «Corriere della sera», 20 giugno 1929, p. 3
  • Capra R. (a cura di), La Libra. Antologia della rivista, Lampi di stampa, 2006
  • Falqui E., Borgese e "La Libra", «Tempo», 26 settembre 1960, ora in Incontri e scontri, Novecento letterario, serie settima, Firenze, Vallecchi, 1963, pp. 265-269 
  • Folin A. - Quaranta M., La Libra: le ragioni della letteratura, in Le riviste giovanili del periodo fascista, Treviso, Canova, 1977, pp. 5-6
  • Mutterle A.M. (a cura di), La Libra. Antologia della rivista, Padova, Liviana, 1969
  • Pampaloni G., Antologia di due riviste. La Ronda e la Libra«Corriere delle sera», 8 marzo 1970, p. 13 
  • Panicali A., Tra "Novaresi" e "Solariani", «Belfagor», maggio 1970, pp. 323-331