Ripetizione e schema. Note su "Operaestate"

Nettles
Concetto e realizzazione: Cristina Galbiati & Ilija Luginbühl
Dramaturg: Simona Gonella.
Collaborazione artistica: Yves Regenass, Mamoru Iriguchi.
Spazio sonoro: Zeno Gabaglio.
Editing and mixing: Lara Persia - Lemura Recording Studio.
Produzione: Trickster-p, LuganoInScena.

In co-produzione con Teatro Sociale Bellinzona, Theater Chur, ROXY Birsfelden, TAK Theater Liechtenstein, FOG Triennale Milano Performing Arts. Con il sostegno di: Fachausschuss Tanz & Theater BS/ BL, Percento culturale Migros, Göhner Stiftung, Landis & Gyr Stiftung, Fondazione Winterhalter

The Priviledged
di Jamal Harewood
con Jamal Harewood
mentoring Selina Thompson, Sheila Ghelani, Pete Philips (Search Party)
con il supporto di University of Chichester, SPILL Festival of Performance & the Arts Council England National Lottery fund.

Intimità
di Amor Vacui
scrittura condivisa: Lorenzo Maragoni, Andrea Bellacicco, Eleonora Panizzo, Andrea Tonin, Michele Ruol
regia Lorenzo Maragoni
con Andrea Bellacicco, Eleonora Panizzo, Andrea Tonin
luci Elisa Bortolussi
organizzazione Silvia Ferrari
produzione Teatro Stabile del Veneto/La Piccionaia Centro di produzione teatrale
in collaborazione con Armunia Centro Residenze Artistiche Castiglioncello – Festival Inequilibrio

Spettacoli visti durante il festival B.Motion - Operaestate38

di Enrico Piergiacomi

Uno dei meccanismi fondamentali dello spettacolo è la ripetizione o la replica. Un lavoro prende forma a condizione che sia ripetuto o replicato più volte. Non sono mancati spesso casi, anzi, in cui l’artista giungeva a comprendere che cosa voleva ottenere e significare con un suo spettacolo solo dopo averlo portato a lungo sulle scene. In questo meccanismo necessario si annida, però, un potenziale pericolo. Un lavoro che viene ripetuto o replicato a lungo rischia di perdere la sua freschezza e di diventare una copia inerte del gesto vitale che aveva animato l’inizio della costruzione artistica.
Anche la nostra vita è poi costellata di ripetizioni o repliche. Siamo fatti ad esempio di abitudini, ma anche di espressioni divenute stabili per consuetudini e di ricordi, che non sono altro che la “traccia” nella memoria di esperienze ripetutesi spesso nel passato. Anche in questo caso c’è certo una componente positiva del meccanismo. Come faremmo a vivere, se perdessimo la capacità abitudinaria di allacciarsi le scarpe e dovessimo rifare il gesto ogni volta per la prima volta, o se dimenticassimo il significato ordinario delle parole che ripetiamo più spesso? D’altro canto, la ripetizione può anche diventare uno “schema” fisso o morto, sia esso mentale o comportamentale. In questo caso, l’individuo non parla o non agisce più liberamente: tende a reiterare un tracciato di parole e di azioni che si segue con inerzia.
È questo filo di pensieri che, mi pare, tiene insieme tre lavori molto diversi andati in scena nel festival Operaestate: Nettles di Trickster_P, The Privileged di Jamal Harewood, Intimità di Amor Vacui. Ciascuno di questi spettacoli parla più o meno direttamente di ripetizioni e schemi mentali, facendo notare quanto essi siano potenti / pervasivi sull’agire e sul pensiero, senza però proporre una soluzione didascalica sul come liberarsene. I tre lavori hanno in comune, infatti, una conclusione di tipo “aporetico”. In altri termini, lo spettatore è messo di fronte al problema che noi tendiamo a ripetere certi comportamenti e pensieri, ma non riceve per così dire un ricettario che gli dica come agire e come pensare. Anche questo sarebbe in fondo una restrizione, o meglio la creazione di un nuovo tracciato che l’individuo deve ripetere al posto di quello vecchio.
Vediamo infatti questi lavori da vicino. Nettles è un’installazione sonora-visuale per uno spettatore alla volta, che affronta il tema della memoria, specificamente del ricordo d’infanzia. Di norma, questa dimensione lontana della nostra esperienza viene idealizzata dal nostro intelletto, più che essere effettivamente rammemorata in tutta la sua complessità. L’infanzia è spesso considerata, per errore, l’epoca della spensieratezza e della spontaneità: a causa delle difficoltà che si affrontano da adulti, tendiamo a guardare indietro pensando che da piccoli non c’era niente che ci angustiasse o spaventasse. Ora, l’installazione di Nettles cerca di infrangere questa idealizzazione, esercitando un salutare urto contro lo spettatore. L’inglese del titolo significa “ortiche”, non a caso, dunque sottolinea che il compito dello spettacolo è condurre lo spettatore in un viaggio nella memoria che lo porta a rivedere l’infanzia per quello che era realmente. Il modo in cui questo obiettivo viene raggiunto è far ascoltare la voce registrata di un’attrice che, da adulta, riflette sulla sua infanzia e nota che è qui che apparvero le prime inquietudini che ci portiamo fino alla tomba, quali la paura della morte e il rapporto coi genitori. Esse fungeranno, a loro volta, da schema mentale fisso che influenzerà il nostro comportamento. Per esempio, da piccoli si poteva vincere il terrore di morire immaginando il padre o la madre come esseri potentissimi che ci avrebbero difeso da ogni pericolo mortale, e da adulti si potrebbe ripetere la stessa azione sotto altra forma, ossia idealizzando altre figure di riferimento. Ne segue che l’effetto “urticante” di Nettles è quello di spingere a riconquistare la propria autonomia da adulto, guardando alla propria infanzia in maniera più lucida e critica. Come si accennava prima, tuttavia, lo spettacolo non spiega come raggiungere nel concreto questo risultato. D’altro canto, l’attrice potrebbe essere imitata come figura poetica ed esemplare.
The Privileged entra più sul politico e meno sull’immaginifico, presentando tuttavia una forza sua peculiare. Il performer Jamal Harewood è in scena vestito da orso polare di nome “Coccolino”, con gli spettatori che gli siedono attorno. Sulla scena, troviamo dei rimasugli di cibo e delle buste numerate, che danno a chi assiste delle istruzioni per nutrire e tenere sotto controllo l’animale. Dapprincipio, gli spettatori prendono tutto come un gioco, accarezzano l’orso e gli fanno moine. A un certo punto, però, le istruzioni dicono allo spettatore di togliere il costume e il performer si ritrova nudo. Le reazioni del pubblico all’improvviso cambiano e così la situazione scenica. Quelle stesse istruzioni che prima divertivano lo spettatore (“accarezza l’animale”, “porta l’acqua all’animale”, ecc.) acquistano un senso più sinistro. Non c’è più un orso tenuto in cattività e che desta affetto: c’è un uomo nudo, colmo di paura, ridotto a condizione bestiale, che tutti adesso non riesco più a coccolare e vezzeggiare. Questa rappresentazione svela alcuni automatismi cognitivi del nostro comportamento e la tendenza a ripetere degli schemi di comportamento deleteri. The Privileged sottolinea, più nello specifico, un’asimmetria. Noi sentiamo di norma l’impulso ad attuare determinate azioni verso l’animale, soprattutto se è domestico e carino, come nutrirlo e pulirlo. Siamo spinti invece, e nello stesso tempo, a non attuare queste stesse azioni verso un nostro simile, quasi per una sorta di tabù o di diffidenza. Ancora una volta, non c’è una precisa soluzione a come sfuggire a questo automatismo. Il finale stesso dello spettacolo è aperto, perché gli spettatori potrebbero non riuscire a portare a termine le istruzioni ricevute e a non guadagnarsi la fiducia del performer, che trattato finora come una bestia tende a sfuggire al contatto e al sostegno dei propri simili.
Infine, Intimità di Amor Vacui affronta in maniera esplicita il problema della ripetizione e della sua influenza nella scelta delle relazioni amorose. Tre attori sono sulla scena vestiti solo di biancheria intima e recitano la parte di tre persone che ricordano le loro esperienze d’amore in tre fasi della loro vita: da adolescenti, da adulti, da anziani. L’elemento inquietante dello spettacolo è questi personaggi tendono a a ricercare sempre lo stesso tipo di partner. Addirittura, l’attore anziano può arrivare a spiegare perché ha scelto di stare con quella data persona ricorrendo alle parole e valori che aveva da adolescente, quasi come se nulla fosse cambiato negli anni. Gli spettatori tendono a riconoscersi in questo quadro di vita “intimo” e viene sottoposto, alla fine, a delle domande che vengono lasciate prive di risposta, ma che lo spronano a trasformare il proprio comportamento. Come si sfugge alla logica della ripetizione? Come si può apprezzare e amare una persona non per quello che cerco in lei, bensì per la sua vera natura?
Gli spettatori che amano il teatro a tesi e in cui tutto è trasparente potrebbero forse trovare questi lavori poco godibili, a causa delle loro aperture verso l’incertezza, il dubbio, il problema irrisolto e forse irrisolvibile. Bisogna però cercare di vincere questa ritrosia. Nello scenario lasciato aperto da Nettles, The Privileged, Intimità c’è lo sforzo eroico di ricorrere alla ripetizione a teatro per rompere gli schemi mentali o comportamentali che limitano la nostra libertà nella vita.