Elettrocardiodramma: il canto d’amore di Leonardo Capuano

Elettrocardiodramma: il canto d’amore di Leonardo Capuanodi Enrico Piergiacomi

fotografia di Lucia Baldini

Senza pretendere il rigore e la precisione del linguaggio medico, si potrebbe definire un elettrocardiogramma come uno strumento elettrico di misurazione della pulsazione del cuore. L’apparecchio registra un tracciato naturale e costante dell’attività cardiaca, a partire dal quale un osservatore attento e competente risulta in grado di misurare le oscillazioni, i picchi di intensità e di mancamento, le anomalie dei movimenti di sistole e di diastole. Un’analogia simile può essere applicata al lavoro teatrale Elettrocardiodramma di Leonardo Capuano.

Mutando con sottigliezza la “g” in una “d”, l’autore suggerisce che il teatro può essere concepito come lo strumento di misurazione dei battiti, delle pulsazioni, delle sistoli e della diastoli di un’anima. A partire da questa interessante intuizione, il contenuto dello spettacolo diventa tutto sommato secondario. Un teatrante astuto e intelligente può trovare “elettrocardiodrammi” in qualunque classico della letteratura teatrale d’Occidente, in Shakespeare come in Cechov, così come nelle opere drammaturgiche contemporanee, o anche nello spettacolo dal vivo, in cui performer e performance sono un tutto unico inscindibile. Proseguendo con l’analogia, potremmo distinguere due orientamenti del lavoro di Capuano. Uno è appunto il tracciato orizzontale, naturale e costante dell’attività dell’anima del protagonista dello spettacolo: un uomo dall’età e dall’occupazione indecifrabile (che d’ora in poi chiameremo X), che si presenta sulla scena con una veste femminile e mocassini da gentleman. Dalle sue parole, veniamo a sapere che tutta la sua vicenda ruota attorno a un dramma familiare. Sua madre è affetta da una qualche grave malattia che l’ha resa folle e le fa compiere azioni spesso a rischio della sua incolumità, sicché X, i suoi quattro fratelli e la sua compagna sono costretti ad accudirla per proteggerla da ogni rischio, con gravi conseguenze per loro vita sentimentale e morale. Questo tracciato orizzontale, naturale, costante diventa però la base per misurare un caos di oscillazioni e anomalie di diverso tipo. Lo spettatore non vede infatti un dramma borghese, in cui un evento si sussegue ordinatamente a un altro, fino al determinarsi della catastrofe risolutiva e finale – in questo caso, il suicidio collettivo di X, sua madre, i suoi fratelli e la sua compagna, commesso con l’intento di uscire da uno stato di tensione intollerabile. Più spesso, l’osservatore assiste anzi ai deliri del tutto illogici e insensati di X. Tenendo sempre viva l’analogia che abbiamo fissato all’inizio, possiamo dividere questi ultimi in due specie. Il moto di sistole consiste nei momenti comici dei deliri di X, in cui ad esempio egli immagina di interrogare i suoi fratelli su dove potrebbe essere localizzata la casa di Satana, o crede di tenere in braccio uno squalo che gli parla mentre fa surf su una cascata. Il movimento di diastole risiede invece negli attimi di delicatezza fine e poetica, che compiono spesso una trasfigurazione che l’occhio di X fa della madre e della compagna. Si pensi a tale proposito al saluto finale che l’uomo fa alle due donne, mentre le vede volare via in cielo sotto l’aspetto di due fenicotteri, che forse involontariamente ricordano gli accenti lirici di Eliot, che ne Il canto di amore di J. Alfred Prufrock scrisse:
In the room the women come and go / Talking of Michelangelo.

E molto più avanti:
I have seen them riding seaward on the waves / Combing the white hair of the waves blown back / When the wind blows the water white and black.

Ma dato che questi due movimenti esprimono pur sempre la palpitazione di uno stesso cuore, risultano distinguibili solo logicamente. La tensione che X accumula durante la sua vicenda familiare rilascia entrambi i tipi di visioni, che perciò si sovrappongono e si illuminano a vicenda. Alla fin fine, il dramma di cui Capuano si fa portatore è di carattere tragicomico, perché i momenti in cui si ride sguaiatamente acquisiscono significato dal contrasto con i toccanti momenti di poesia, e viceversa. E andando al di là del caso specifico, potremmo supporre che il delirio di X non sia un caso-limite del caos ordinato, procurato dai capricci del cuore umano.